Ma cos’è la quinoa?
Per secoli alimento base dell’alimentazione delle popolazioni delle Ande, la quinoa, è un alimento simile a un cereale, la cui popolarità ha raggiunto tutto il mondo grazie alle sue proprietà nutritive e benefiche.
Vediamo più nel dettaglio di cosa si tratta.
La quinoa si presenta sotto forma di piccoli chicchi, ma come dice il proverbio “nella botte piccola c’è il vino buono”.
Essi infatti contengono tutti e nove gli amminoacidi essenziali di cui il nostro organismo ha bisogno per funzionare correttamente, e inoltre apportano una quantità di proteine superiore a quella di riso e grano.
In poche parole la quinoa è salutare, nutriente, poco calorica, per la gioia degli amanti della dieta, e infine, ma non meno importante, è priva di glutine.
L’unico timore riguardante questo straordinario alimento è circa gli effetti negativi che la domanda, che negli ultimi anni è sempre maggiore, possa avere sulle popolazioni andine.
La quinoa non è più un prodotto accessibile a pochi, ormai, ma è reperibile nella maggior parte dei supermercati di tutto il mondo. Il suo prezzo negli ultimi sei anni è addirittura triplicato, ma quanto di questo denaro finisce nei ponchos dei contadini che la coltivano? Siamo forse entrati per l’ennesima volta nel vecchio circolo vizioso di sfruttamento delle popolazioni locali in modo da arricchire le tasche dei grandi commercianti?
Le opinioni sono molto varie, c’è chi sostiene che proprio grazie all’aumento delle esportazioni della quinoa i contadini delle Ande potranno aumentare il loro potere d’acquisto, e variare la propria dieta. Ma in questo modo non perderanno un po’ della loro unicità, abbandonando ciò che per secoli ha costituito la base della loro alimentazione?
La possibilità più accreditata è però che il boom della quinoa si trasformi, come sempre, in una possibilità di arricchimento per pochi, e una mera illusione di riscatto per le popolazioni locali.
Per evitare, o almeno limitare, che questa possibilità si realizzi è necessario assicurarsi di acquistare quinoa solo da circuiti fair trade sicuri, che garantiscano il rispetto del territorio e dei lavoratori che ogni giorno, nei loro campi, coltivano questo alimento ricco di storia e tradizione.
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