Tra il Garda e Verona…

Muovendosi dal Lago di Garda verso Verona è impossibile non apprezzare il panorama delle colline e delle prealpi veronesi, cuore della produzione di uno dei vini rossi più apprezzati in Italia e nel mondo: l’Amarone della Valpolicella.

L'Amarone di Valpolicella DOCGLa storia antica di un vino eccezionale

Un vino considerato fra i più pregiati della zona veronese, non solo a livello nazionale, ma anche all’estero proprio per le caratteristiche sensoriali che racchiude e sprigiona a livello gustativo una volta versato.

La storia che questo vino rosso porta con sé sembra partire già dal VI secolo d.C., periodo in cui Cassiodoro, incaricato dal re ostrogoto Teodorico, descrive in maniera molto dettagliata la particolare lavorazione delle uve fatte appassire per poter ottenere un prodotto chiamato Acinatico legato a un territorio denominato Valpolicella (“Vallis-polis-cellae” secondo alcuni potrebbe significare “Valli dalle molte cantine”).

Corvina e Rondinella

Le uve utilizzate per la produzione sono Corvina e Rondinella, vitigni particolarmente legati al territorio sia a livello biologico sia a livello storico: i grappoli sono selezionati con molta attenzione per poi essere disposti in un unico strato su graticci di bambù e collocati in locali aerati costruiti sopra le cantine.

Proprio durante questo periodo di appassimento, grazie ad alcune reazioni chimiche degli zuccheri all’interno dell’uva, si formano tutti quegli elementi olfattivi e di gusto che si troveranno nel prodotto finito e imbottigliato, in particolare la vena amarognola che si lega al nome “Amarone”.

Dopo la spremitura delle uve il mosto viene conservato e affinato in botti di rovere di Slavonia, che permettono sia la maturazione rapida del prodotto sia una buona fissatura del colore rosso carico granato, tipico e caratteristico dell’Amarone di Valpolicella; l’ultima parte di invecchiamento del prodotto avviene in bottiglia prima dell’immissione sul mercato.

I primi esemplari furono prodotti per uso famigliare e solo nel 1968 arrivò il riconoscimento della Denominazione d’Origine Controllata (DOC) che passò poi nel 2010 a DOCG.

Gli abbinamenti

L’Amarone si presta a proposte gastronomiche molto particolari: si lega molto bene sia alla selvaggina da piuma, sia a quella da pelo (pernici, fagiani, anatre, caprioli, cervi, lepri) proprio per la sua componente matura e aristocratica legata a un buon corpo che ben si sposa al gusto intenso della carne di animali selvatici; non sono da escludere, però, abbinamenti alle preparazioni classiche delle carni di maiale e di vitello quali arrosti, stufati e bolliti.

Il territorio della Valpolicella, legato al vino da un filo indissolubile, vanta origini molto antiche; attrae e affascina fin dall’epoca romana per l’armonia del paesaggio e per la sua assoluta tranquillità. Valori che nel tempo hanno attratto molti membri di famiglie nobili al punto di diventare località di villeggiatura: a tutt’oggi la zona richiama varie tipologie di turismo grazie a strutture ricettive organizzate non solo per il relax ma anche per vacanze all’insegna di trekking e mountain-bike.

Mi sento di consigliare una passeggiata in mezzo alle vigne sia nel periodo della fioritura sia in quello pre-vendemmia, oltre a una visita nella bella stagione alle pievi di San Giorgio (detta di San Giorgio Igannapoltron) e di San Floriano nel comune di San Pietro in Cariano.

E dopo le varie visite suggerisco, come da buona tradizione, un buon bicchiere di Amarone con due fette di formaggio Monte Veronese Stravecchio, per ripartire carichi di emozioni e tradizioni.

Paulo Rota

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