La rinascita…

Un paio di settimane fa ho scritto dei vini di Valtellina, nettari di Bacco creati con il nebbiolo allevato sui ripidi pendii dell’omonima valle lombarda. Come sono solita fare approfondisco oggi il tema per parlare di una piccola azienda a conduzione familiare della quale apprezzo particolarmente i vini e le persone che li creano.

Ar.Pe.pPe. araba fenice della Valtellina

Fotografia di Ar.Pe.Pe.

Isabella, Emanuele e Guido Pelizzati, che trovate nella foto sopra, conducono oggi quella che è Ar.Pe.Pe. la cantina (ri)fondata dal padre Arturo nel 1984. In realtà le origini della Pelizzati Perego possono essere documentate sin dal 1860 ma una serie di vicissitudini legate a litigi ed eredità hanno portato alla triste vendita della azienda originaria ma al contempo alla splendente nascita di una “chicca” del mondo enologico italiano.

Un importante obiettivo

Così come l’araba fenice rinasce dalle proprie ceneri più bella e più pura che mai – sappiate che faccio questa citazione grazie a Harry Potter e non certo per il mio sapere mitologico! – così accadde alla nuova realtà valtellinese. Sin da subito Arturo si pose un importante obiettivo: esaltare al massimo le potenzialità della chiavennasca e del terroir nel quale nasce.

La nuova impresa o meglio la nuova sfida fu affrontata – non senza problemi – da Arturo con estreme tenacia e convinzione con il fine ultimo di riportare i vini di Valtellina fuori dalla mediocrità all’interno della quale erano stati tacciati.

Forte connotazione personale, affinamenti molto lunghi in grado di esaltare le caratteristiche di invecchiamento delle uve e le potenzialità del terroir,  fortissima attenzione per l’aspro, difficile territorio montano della Valtellina e tecnologia sono solo alcune delle peculiarità del volere e della forza di Arturo e che ora sono state fatte proprie dalla nuova generazione.

I riconoscimenti per un duro e saggio lavoro

I vini di Ar.Pe.Pe. hanno, negli ultimi anni, ottenuto importanti riconoscimenti nazionali e non solo. Cito una descrizione di questa piccola, ma grande realtà pubblicata su Slow Wine 2011 e che secondo me ne sintetizza le caratteristiche e lo spirito:

Mondo antico. La tradizione per antonomasia. Isabella ed Emanuele Pelizzati Perego sono la rappresentazione più autentica, e al tempo stesso singolare, di come si possano conciliare personalità, eleganza, tradizione e riassumerle all’interno di grandi vini. Quello di Ar.Pe.Pe- è un modo di fare vino ammirevole che parte da vigneti di proprietà sparsi tra le migliori località della valle, si perfeziona in cantina dove vige una linea pura, priva di alcuna forzatura, e culmina nei lunghi affinamenti persino decennali in bottiglia, capaci di raffigurare complessità e profondità del nebbiolo di montagna.

Nell’ultimo articolo dedicato a questo territorio ho citato e spiegato le varie menzioni e sotto menzioni della Docg, tutte caratterizzate dalla zona nella quale si trovano le vigne, ve ne ricordate? Ecco, anche Ar.Pe.Pe. produce diverse di queste etichette. Sono tante e sarebbe molto interessante provarle tutte per provare a ritrovare nel calice quello che si dice nella teoria. Beh, un buon naso e un discreto palato, ce la fa, provate anche voi. Nel frattempo dato che una degustazione così non è proprio da tutti i giorni – e se la organizzate, please fatemelo sapere che arrivo anche io! – vi posso consigliare due dei vini che io preferisco.

Un paio di consigli e di abbinamenti

Come anticipato uno è il Rosso di Valtellina, forse il vino più quotidiano tra quelli prodotti di Ar.Pe.Pe. ma è talmente autentico e gioioso e di facile beva che è sempre un piacere! Per queste caratteristiche si abbina bene con qualunque piatto ma io lo consiglio con un piatto di Bresaola Igp, è il mio “solito” all’osteria.

Se si vuole invece provare un Valtellina Superiore rilancio con un Grumello Docg Buon Consiglio uno dei vini di Ar.Pe.Pe. che meglio esemplificano l’impervio territorio di montagna e le sue uve. Un vino morbido, vellutato e al tempo stesso forte e strutturato. In questo caso un piatto più elaborato “è la morte sua”, andate di cervo con polenta e siete in una “botte di ferro”.

Arianna Vianelli
Terra Uomo Cielo
Una franciacortina in cucina

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