Bio per passione!

Per alcuni è una vera filosofia di vita mentre per altri sembra solo un’etichetta per fare business. Non vogliamo certo chiedervi di schierarvi, ma semplicemente di fare questo piccolo viaggio con noi in un mondo in forte crescita.

Bio? Logico!

Quando pensiamo al biologico l’associazione a “più caro” è ormai immediata. Retaggio di quei primi tempi in cui l’etichetta bio gravava di più sul consumatore, oggi il divario tra biologico e tradizionale è di molto diminuito. Resta comunque un prezzo più alto, ma perché? Risaliamo ai produttori che quando scelgono di convertirsi al biologico iniziano un lungo percorso, burocratico, economico e di notevoli sforzi produttivi. Sì perché essere un produttore bio non si basa su una semplice autocertificazione, è molto di più. E chi coltiva, alleva, produce secondo i parametri biologici deve sottostare a norme ben definite e ad altrettanti rigidi controlli.

Costanza, fedeltà e impegno

La conformità al protocollo biologico non viene di certo regalata e nemmeno venduta, ma va dimostrata. Ed è proprio questo il primo punto di forza, capire che chi converte la propria azienda al biologico, prima di intravedere dei lauti guadagni deve fortemente essere convinto di questa scelta, perché non è di certo la più produttiva e nemmeno la più vantaggiosa, per lo meno all’inizio. Ciò che premia sono: la costanza, la fedeltà e il vero impegno. Perché è alla lunga distanza che si intravedono dei risultati, a fronte di alcuni momenti sicuramente poco floridi.

Il prezzo, più o meno maggiorato rispetto al convenzionale, giustifica almeno questo sforzo, che premia non solo il produttore, ma anche il consumatore che accede così a prodotti di qualità. Dobbiamo pensare poi, che produrre secondo normative biologiche vuol dire sottostare a cicli di produzione più lenti, meno gratificanti dal punto di vista economico e spesso anche più rischiosi perché, meno chimica sul terreno, equivale a meno resa. Dunque le annate non sono tutte uguali.

Ma se da una parte produrre biologico vuol dire sì meno prodotto, più fatica, e più lentezza, è bene soffermarsi per capire meglio quei valori e le motivazioni che stanno alla base della scelta biologica, perché vale la pena conoscere più da vicino questa realtà, che ci riguarda tutti.

Bio vuol dire rispetto!

Innanzitutto coltivare biologico vuol dire sì al rispetto per i cicli naturali, e se quest’anno coltivo mais, so che l’anno prossimo dovrò mettere a riposo il campo, magari con il trifoglio, perché così, grazie alla rotazione delle colture, avrò la certezza di non sfinire le preziose risorse del terreno. Purtroppo l’ottimizzazione a cui tende sempre ogni tipo di impresa umana, in ogni campo, dall’agricoltura all’industria, ci ha reso sempre più lontani dal buon senso, immaginando un mondo dove la chimica e lo sfruttamento vincono sempre. Invece, stiamo scoprendo, o meglio riscoprendo, che un iper sfruttamento di un terreno coltivato ai massimi livelli per anni, a ciclo continuo, con dosi massicce di pesticidi e concimi di sintesi, porta inevitabilmente a perdere le vere potenzialità di quel terreno, perché così, dopo qualche anno, sarà talmente impoverito che sarà necessario ricorrere sempre di più alla chimica. Dunque il biologico è la prima risposta per proteggere il suolo, un bene prezioso dagli equilibri delicati, molto spesso completamente ignorati…e di perdita di suolo in Italia c’è un triste primato.

Nel protocollo biologico, sono sì contemplati alcuni interventi e prodotti per limitare infestanti e malattie, ma il principio base è dire no all’uso di erbicidi, insetticidi e concimi chimici. Dunque un terreno coltivato con tali protocolli non rischia di diventare una fonte di inquinamento per la falda acquifera sottostante. E l’acqua, come sappiamo è sempre più minacciata dalle molteplici fonti di inquinamento antropico.

No agli OGM!

Altro punto d’onore del biologico. Ma non finisce qui. Sì perché coltivare o allevare biologico garantisce l’esclusione di organismi geneticamente modificati. E questo vale sia per le sementi usate in agricoltura che per i mangimi con i quali vengono allevati gli animali. E su quest’ultimo punto, è fondamentale ricordare che l’allevamento biologico si rifà a standard di benessere nettamente superiori a quelli di allevamento tradizionale, garantendo così una vita sicuramente più dignitosa e salubre agli animali allevati.

Spesso poi, biologico fa anche rima con km zero. E infatti in questi ultimi tempi fioriscono mercati di produttori locali, GAS (gruppi di acquisto solidale), nuovi servizi di consegna a domicilio della spesa, ci si ingegna sempre più per incrementare la disponibilità di vetrine per i produttori e di possibilità per i consumatori di venire in contatto con le realtà più vicine. In questo modo si incentiva un minore trasporto delle merci, e si inquina meno, si premia il produttore locale e si crea una bella rete di scambio e di conoscenza reciproca. Fare la spesa in questo modo vuol dire spesso conoscere le mani di chi l’ha prodotto, essere partecipi dei successi di una buona annata, e condividere gli sforzi e l’impegno che stanno dietro ad un semplice ortaggio.

Biodiversità e stagionalità

Altro fiore all’occhiello è la salvaguardia della biodiversità. Spesso la produzione biologica si fregia di specie e varietà di nicchia, meno presenti a livello industriale, perché meno produttive, ma dalle molteplici preziose qualità organolettiche. Basti pensare alla innumerevole varietà di frutta e verdura per capire che quella presentata dalla grande distribuzione è solo una minima parte.

Così sul mercato ricompaiono grani antichi, con poco glutine, ricompaiono quei cereali come il miglio, a lungo dimenticati, ma ora ampiamente richiesti da una clientela sempre più attenta alla salute. E scopriamo legumi dai nomi mai sentiti come i lupini, le cicerchie, la roveja, tutti patrimonio del nostro bel paese, purtroppo abbandonati perché di poca resa, considerati magari poveri, ma ora finalmente rivalutati. Ecco perché un agricoltore biologico ha il meraviglioso compito di portare sulle nostre tavole gli sforzi per mantenere viva la biodiversità alimentare, e ce la fa apprezzare e riscoprire.

Dulcis in fundo: la stagionalità. Siamo abituati ai peperoni tutto l’anno? Ai pomodori anche a gennaio? Ecco, se acquistiamo biologico, saremo naturalmente guidati a consumare solo prodotti che madre natura consente in quel determinato periodo dell’anno. Dal sud magari arriveranno le primizie e allora potranno comparire le prime timide zucchine a febbraio, ma il bello sarà proprio rispettare i cicli della natura e mettere a riposo il nostro organismo da un consumo eccessivo dei soliti prodotti. Attendere il sano maturare al sole delle pesche e dei meloni in estate, ingegnarsi a consumare in modo fantasioso i broccoli, i cavoli, i cavolfiori e tutte le verdure di questo genere che abbondano in inverno, gioire per l’arrivo delle fragole a primavera è sicuramente un modo intelligente di fare spesa e di rispettare il proprio organismo che segue i cicli della natura…cosa che ci dimentichiamo troppo spesso.

Come riconoscere un prodotto bio?

Quando facciamo la spesa e vogliamo essere sicuri di acquistare bio, non ci resta che soffermarci a leggere le etichette e le indicazioni sulle confezioni. Esistono diversi operatori che certificano il biologico, in Italia e nel resto del Mondo. Sono sigle, ben rintracciabili, con stemmi e loghi ben definiti. Non bastano scritte confortanti stile “sano” “naturale” o cose del genere, non facciamoci ingannare da chi cavalca l’onda del mangiare meglio e si fregia di parole che ci risuonano familiari, ma che di veritiero hanno poco . Chi produce biologico per poter esporre la dicitura corretta, deve essere inserito in un circuito di controlli e protocolli e questa cosa ha un prezzo ovviamente e se vogliamo premiare questo sforzo dobbiamo saper leggere le indicazioni riportate sulle confezioni.

Dunque possiamo essere certi che quando scegliamo biologico diamo un’indicazione precisa al mercato: no all’utilizzo di prodotti chimici su ciò che mangiamo, no agli OGM, no all’impoverimento del suolo, e sì alla biodiversità, al km zero, alla stagionalità e al mantenimento delle risorse idriche. Un grande potere in ogni consumatore, usiamolo per garantire a noi e ai nostri figli un pianeta più sano e un modo più sostenibile di coltivare, allevare e mangiare.

 

Alessandra Lucentini

Share