Vi è mai capitato di conoscere una persona celiaca e intollerante al lattosio? Una persona con entrambe queste intolleranze? Penso proprio di sì, perché queste due patologie sono strettamente collegate tra loro.

Celiachia e intolleranza al lattosio: coincidenza o correlazione?

Il sospettato sbagliato

Durante la mia attività di nutrizionista, mi è capitato di seguire persone celiache che, dopo una cena in un ristorante o una merenda con amici, mi hanno chiamato in preda a dolori addominali e diarrea facendomi l’elenco degli alimenti che avevano mangiato per capire cosa potesse contenere il glutine. Ma il glutine era il sospettato sbagliato.

I sintomi della celiachia e dell’intolleranza al lattosio sono molto simili e non è facile distinguerli. Entrambe, infatti, possono causare nausea, vomito, diarrea, crampi o gonfiore addominale. Si tratta di sintomi piuttosto generici che possono manifestarsi anche alcune ore dopo aver ingerito l’alimento contenente la sostanza oggetto dell’intolleranza.

Il collegamento e la correlazione

La malattia celiaca comporta la distruzione dei villi intestinali, ovvero strutture della mucosa intestinale che hanno lo scopo di aumentare la superficie di assorbimento dell’intestino tenue. Nei soggetti celiaci, che hanno seguito una dieta ricca di glutine per molti anni, queste strutture intestinali sono molto danneggiate. Di conseguenza, queste persone non solo hanno un ridotto assorbimento dei nutrienti introdotti con gli alimenti, ma hanno anche una minor capacità digestiva.

Vi spiego perché si riduce la capacità digestiva: i villi intestinali presentano sulla loro sommità una struttura chiamata orletto a spazzola, che è costituita da piccolissime espansioni simili a microscopici villi che sono definiti appunto microvilli. In essi sono localizzati gli enzimi digestivi dell’intestino tenue, di cui fanno parte anche le disaccaridasi, ovvero enzimi deputati alla scissione dei disaccaridi. Il lattosio, che è proprio un disaccaride, quindi, a causa di queste lesioni nella mucosa intestinale, sarà difficilmente digerito. La situazione che vi ho appena descritto è un’intolleranza secondaria al lattosio, in quanto è determinata da patologie che causano alterazioni della mucosa digiunale.

Le persone celiache potrebbero avere, però, anche un’intolleranza primaria al lattosio, di origine genetica, caratterizzata dall’assenza o da ridotti livelli di lattasi, l’enzima deputato alla scissione del lattosio in glucosio e galattosio. Nei soggetti celiaci il passaggio a un’alimentazione totalmente priva di glutine a vita consente la progressiva ricostruzione dei villi intestinali.

Il ripristino della corretta struttura della mucosa intestinale, quindi, permette la risoluzione dell’intolleranza al lattosio di tipo secondario, ma in caso di intolleranza primaria, non si osserva alcun miglioramento.

Nella pratica

Se siete celiaci e sospettate un’allergia o un’intolleranza al lattosio o ad altri alimenti rivolgetevi al vostro medico di famiglia o, meglio ancora, a un allergologo, che vi saprà indicare i test diagnostici e i trattamenti terapeutici più indicati. Per aiutare lo specialista a capire se i disturbi che segnalate possono essere dovuti a singoli alimenti oppure all’interazione tra alimenti. Vi consiglio di tenere un diario alimentare, in cui annotare tutto quello che mangiate e che bevete.

Dicendo tutto intendo qualsiasi cosa….anche caramelle, dolcetti, snack e tutti gli extra. Oltre agli alimenti dovete riportare anche i sintomi che manifestate per una decina di giorni. Se i risultati dei test diagnostici rivelassero la presenza di un’allergia o un’intolleranza al lattosio o a qualche altro alimento, rivolgetevi allora a un nutrizionista o a un dietologo.

Non improvvisate!

Mi raccomando, non fate assolutamente diete fai-da-te, eliminando gli alimenti senza essere seguiti da un professionista! Una dieta troppo rigida e restrittiva non fornisce all’organismo i corretti apporti dei nutrienti essenziali.

Inoltre, in caso di intolleranza, l’alimento va eliminato per un certo periodo di tempo, a seconda della gravità della reazione, e poi reintrodotto gradualmente nell’alimentazione del soggetto. Spesso si rivolgono a me pazienti che hanno, autonomamente e senza consiglio specialistico, eliminato gli alimenti a cui erano risultati intolleranti per molti anni. Il loro errato comportamento rende difficile o talvolta impossibile il reinserimento dell’alimento.

Il nutrizionista e il dietologo sono esperti di nutrizione e vi aiutano a sviluppare un piano alimentare personalizzato adeguato alle vostre necessità, garantendovi sempre la giusta assunzione dei nutrienti. Vi assistono nella rieducazione del vostro organismo all’assunzione degli alimenti verso cui avete mostrato un’intolleranza.

Il mio consiglio, dunque, è di ascoltare il vostro corpo e percepire eventuali disturbi o disordini nella vostra quotidianità. Qualora aveste dubbi o sospetti di reazioni avverse a qualche tipo di alimento, rivolgetevi agli specialisti!

Ilaria Cancarini

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