Ormai i supermercati sono diventati una jungla: mille marche, prodotti sempre nuovi e sempre più di provenienza dubbia e difficilmente identificabile.
Ma il vero made in Italy dov’è finito? Per riconoscerlo possiamo affidarci alle Denominazioni di origine e alle Indicazioni di provenienza. Ma cosa sono e come si dividono?

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Cominciamo con le più conosciute:

DOP, la Denominazione di origine protetta:

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Essa serve a garantire al consumatore e a tutelare il legame che c’è fra il prodotto in questione e il territorio in cui viene prodotto, sia per quanto riguarda le caratteristiche naturali e il clima, sia per quanto riguarda il fattore umano e le tradizioni del processo di lavorazione.  Questo insieme di elementi conferisce al prodotto una serie di qualità uniche e che non sarebbero presenti se fosse altrove.

 IGP, o identificazione geografica protetta:

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Questa denominazione viene attribuita a alimenti che vengono prodotti secondo rigide regole produttive stabilite nel disciplinare di produzione. Le qualità e caratteristiche specifiche di questa categoria di prodotti sono legate indissolubilmente all’area geografica e al territorio di produzione.

 STG, specialità tradizionale garantita:

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Viene attribuita a prodotti agricoli e alimentari a cui vengono attribuite le qualuità di “specifico” e “tradizionale”.
La specificità è l’elemento, o l’insieme di elementi, che distinguono nettamente un dato prodotto da altri appartenenti alla stessa categoria. 
Il termine tradizionale, si riferisce invece all’uso del prodotto sul mercato comunitario. Esso deve essere in commercio da almeno 25 anni, tempo utile a garantire un passaggio generazionale.

DOC, denominazione di origine controllata:

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Questo marchio è di origine italiana,  ed è esclusiva del mercato vinicolo del nostro paese. Serve per certificare la provenienza dell’uva utilizzata nella produzione del vino ed è rilasciato solo dopo rigidissime analisi chimiche ed esami organolettici.

DOCG, denominazione di origine controllata e garantita:

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Passo successivo rispetto alla denominazione DOC, viene rilasciato solo nel caso di vini con un grado di qualità particolarmente elevato e di alto prestigio internazionale. I controlli in questo caso sono ancora più severi e rigidi. Particolarità di questo marchio è che non permette ai vini che lo ottengono di essere venduti in confezioni superiori ai 5L.

IGT, indicazione geografica tipica:

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Anche in questo caso marchio riservato ai vini. In questo caso i controlli sono meno severi, in quanto questo marchio è conferito a vini di livello inferiore rispetto a quelli DOC e DOCG, provenienti da aree geografiche più ampie.

Marchio biologico:

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Il Marchio Biologico viene conferito agli alimenti per i quali il processo di lavorazione non prevede l’utilizzo di alcun pesticida o fertilizzante ed avviene sempre nel rispetto dell’ambiente.

I prodotti vengono sottoposti ad un rigido sistema di controlli che ne verifica la conformità a specifiche regole produttive. Sull’etichetta, insieme alla dicitura “Da agricoltura biologica” troviamo: il nome dell’organismo di controllo, l’autorizzazione ministeriale e una serie di lettere e numeri che non sono altro che la “carta d’identità” del prodotto e del produttore.

De.Co, marchio comunale di origine:

 Questo marchio poco conosciuto viene conferito dai comuni che intendono tutelare e valorizzare determinati prodotti. I comuni si assumono in questo caso la responsabilità di censire i prodotti e di stilare un regolamento per la loro tutela e controllo. Per tanto verrà nominato un comitato, costituito da rappresentanti della comunità, che si occuperà di rilasciare il marchio a quelle aziende che ne faranno richiesta. Dopo l’ottenimento del marchio le aziende verranno sottoposte a ispezioni e controlli periodici per verificarne l’idoneità.

De.C.P, marchio comunale di provenienza:

Il rilascio di questo marchio segue le stesse tappe del marchio comunale di origine, l’unica differenza fra i due sta nei controlli, che prevendono il ricorso ad ispettori accreditati presso il Sincert

P.A.T.:

Prodotto agroalimentare tradizionale , facente parte dell’elenco regolamentato dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Con questo titolo, a norma del D.M. 8 Settembre 1999, n.350, si designano « quei prodotti agroalimentari le cui metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura risultino consolidate nel tempo, omogenee per tutto il territorio interessato, secondo regole tradizionali, per un periodo non inferiore ai venticinque anni ». L’iscrizione in elenco , permette di accedere alle deroghe igienico-sanitarie previste dal D.L.vo 30 aprile 1998, n. 173, nonché alla normativa comunitaria (“pacchetto igiene – Reg CE 852/04, 853/04, 854/04”, Reg CE 2074/05) (d.lgs. 173/98) .

I P.A.T. sono suddivisi per categoria merceologica : ( prodotti lattiero-caseari, a base di carne, ortofrutticoli e cereali, prodotti da forno e dolciari, bevande alcoliche e distillati) . Oggi il Ministero delle Politiche Agricole svolge solo il ruolo di controllo e quello della tenuta ufficiale dell’elenco aggiornato dei P.A.T. , mentre il ruolo di valorizzazione è stato affidato alle regioni.

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