Vincere, a soli 24 anni, un titolo così prestigioso, è un fiore all’occhiello che lo ripaga di un grande e lungo allenamento e ne stempera la tensione che lo ha segnato, quando, dopo nove ore e mezza di gara impeccabile, il suo Peter Pan di cioccolato, si è rotto.  L’ultima mezz’ora di gara ha esaltato lo spirito di squadra che ha portato ad una serie di record, nei punteggi assegnati dalla giuria de “La Coupe du Monde”. Degno coronamento in una competizione che lo aveva visto sul gradino più basso del podio, della stessa manifestazione, nel 2013.

Francesco Boccia

CS: Francesco, per il pubblico che non ti conosce, vincitore a Lione quest’anno della “Coupe du Monde de la Pâtisserie” (la sua scultura in cioccolato di Peter Pan è stata una delle pièce presentate dai tre italiani in gara), è stato un vero trionfo e so che esiste un “tacito accordo” che stabilisce che, da vincitori, lascerete spazio ai giovani, come è sempre stato nelle passate edizioni, vero?
FB: Credo che sia giusto che il ruolo di chi vince una coppa del Mondo sia di seguire ed essere di supporto a chi affronterà competizioni in futuro, sono già entrato in quest’ottica e sto lavorando in questo senso.

CS: Nel campo della pasticceria, qual è l’obiettivo che vorresti ritagliarti in futuro e qual è il ramo che ti interessa maggiormente?
FB: Sicuramente quello di rimanere al vertice, rispetto ai professionisti che ne fanno parte, essere allo stesso loro livello e potermi confrontare con loro, questo il mio primo obiettivo. Il settore che amo di più, a livello personale, è il cioccolato artistico, anche perché mi ha accompagnato in tutte le competizioni internazionali a cui ho preso parte. Un aspetto interessante, ma spesso trascurato, è quello scientifico, di ricerca, soprattutto a livello chimico.

Francesco Boccia

CS: Una domanda, che ho fatto anche ai tuo “colleghi d’avventura” Donatone e Forcone, è legata al connubio benessere/pasticceria, che oggi è sempre più d’interesse per il pubblico. Come far coesistere questi due aspetti all’apparenza inconciliabili?
FB: Sicuramente il tema della pasticceria salutistica è molto presente oggi, questo per via delle sempre più frequenti e numerose intolleranze alimentari, ma anche perché il tema del food legato alla sana alimentazione, è molto forte oggi. Secondo me le cose coesistono e non è vero che si trova solamente l’una o l’altra, una volta c’era molta meno attenzione e meno l’esigenza all’aspetto salutistico, che oggi è ben sviluppato e presente.

CS: Oggi il pubblico è molto più preparato ed esigente, anche nel mondo dei food blogger si possono distinguere figure di rilievo (basta pensare a Pinella e altri colleghi competenti) e, sempre più, la comunicazione che ne deriva può innescare un processo virtuoso. Qual è la tua valutazione di questo fenomeno?
FB: Il ruolo del food blogger sta diventando sempre più importante, specialmente quando viene fatto ad alti livelli, perché la spettacolarizzazione di tutto ciò che ruota attorno al food (dalla cucina alla pasticceria, al benessere legato all’alimentazione) ha creato un’enorme attenzione nei confronti del nostro settore. I mass media, in generale, sono diventati una grossa cassa di risonanza, portando positività ma anche negatività, se si considera che la spettacolarizzazione tende a estremizzare ciò che si vive tutti i giorni. D’altra parte, bisogna ammettere che ha portato molta informazione al grande pubblico permettendo al nostro mestiere di essere rivalutato, agli occhi di chi ne vedeva solo una parte degli aspetti, dandogli una connotazione professionale di qualità.

Francesco Boccia

CS: Sarebbe importante che anche in Italia, come avviene per il MOF in Francia, ci sia un vero percorso formativo che indirizzi e normi la vostra professione?
FB: Il MOF francese è un’onorificenza che si conquista nell’arco di un percorso lunghissimo e viene attribuita alla fascia eccellente degli artigiani. In Italia manca questo concetto, non solo a livello di pasticceria, ma in ogni ramo dell’artigianato.

CS: Per stemperare una serie di domande molto serie, di carattere generico, per conoscerti meglio, ti va di dirmi un tuo pregio e un tuo difetto?
FB: Il mio pregio è certamente quello di essere un perfezionista, quindi di cercare sempre di fare meglio, il massimo, in qualsiasi occasione. Un mio difetto è il tuffarmi completamente in un progetto, tralasciando tante altre cose, e a volte capita anche con la mia famiglia.

CS: Tenuto conto delle tue origini, cosa porti di campano nei tuoi dolci e qual è il tuo dolce preferito?
FB: Nei dolci porto la mia infanzia, è ovvio che chiunque assaggi un dolce, si basi sui ricordi personali per valutarlo, mettendolo a confronto con ciò che lo ha accompagnato da bambino. Quindi, nel mio bagaglio professionale, c’è gran parte di quella che è stata la mia esperienza, da piccolo. Anche tra i miei dolci preferiti (tanti), ce ne sono di legati all’infanzia, il cannolo siciliano che si preparava nella pasticceria di famiglia, che aprì mio nonno per esempio, ma ci sono anche tanti dolci a cui sono legato, sia per il gusto che per l’affetto che nutro, per averci lavorato in ottica di gare internazionali.

CS: So che ti prefiggi di diventare un “formatore” e ambasciatore del gusto, quali sono le prossime tappe che ti prefiggi di raggiungere?
FB: La coppa del Mondo è sicuramente un punto d’arrivo ma anche un punto di partenza, perché si chiude un ciclo in cui si è investito nella formazione e nel risultato del concorso. Una formazione che, comunque, non termina mai, perché mettersi in gioco e a confronto, relazionarsi con i propri colleghi, fa sì che il proprio bagaglio cresca sempre più. Posso rivelarti che, oltre ad ambasciatore del gusto e formatore, ho anche qualche altro progetto nel cassetto, di cui, magari, parleremo tra qualche tempo.

 

Fausto Morabito

 

 

Fotografie di Fausto Morabito

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