Intolleranza al glutine e autismo: in pochi conoscono il legame che esiste tra queste due malattie e l’importanza di comprenderne il motivo.

La Dott.ssa Elena Maria Bisi, biologa nutrizionista, ci aiuterà a capire quali sono le relazioni che intercorrono tra autismo e intolleranza al glutine.

Nell’autismo compare molto spesso una reazione avversa conosciuta come intolleranza al glutine: questa intolleranza non è la causa dell’autismo, tuttavia contribuisce in misura decisa ad aggravarne alcune caratteristiche.

Innanzitutto possiamo considerare il corpo come dotato di due menti, di due cervelli: il primo, quello universalmente riconosciuto come tale, è il cervello vero e proprio, situato nella testa e sede dei centri di controllo superiori; mentre il secondo è localizzato a livello addominale ed è in parole povere, il cervello intestinale. Molte sintomatologie a carico intestinale sono da imputarsi a comandi provenienti dal cervello superiore, ma anche certi comportamenti, certi stati d’animo, certi atteggiamenti, sono in realtà delle risposte fisiologiche ad imput provenienti dall’intestino.

Negli autistici si assiste ad una alterata permeabilità intestinale: vale a dire che le funzioni normali tipiche della mucosa intestinale – che funge da filtro e da mediatore nell’assorbimento delle sostanze nutritive – e determinate reazioni enzimatiche di digestione degli alimenti, sono difettose. Assistiamo quindi ad una digestione parziale ed incompleta delle proteine del grano. L’assunzione prolungata di cibi che lo contengono porta ad un sovraccarico dell’organismo, che dunque arriva ad intossicarsi e di conseguenza peggiorano le condizioni neurologiche, ma anche gastrointestinali ed immunologiche del soggetto. L’unica soluzione a questa problematica rimane quella di eliminare il glutine dalla dieta. Questo richiede pazienza e determinazione: richiede un cambio di stile nell’alimentazione ma soprattutto un cambio di stile di vita e di modalità nel porsi verso le cose. Occorre pazienza e tempo. Non è facile e sarebbe disonesto dire il contrario. Occorre volontà e non ci si deve arrendere. Nei primi giorni di un regime alimentare senza glutine, infatti, si può assistere a fenomeni del tutto paragonabili a quelli di una crisi di astinenza! Perché?

Come detto sopra, il punto chiave è la parziale digestione del glutine. I prodotti di questa parziale digestione sono delle molecole (dei peptidi bioattivi, le esorfine) chiamate gluteomorfine, che prolungano il tempo di transito intestinale e hanno un’azione simile ai narcotici, ovvero contribuiscono a creare una sensazione di benessere, di dipendenza e di assuefazione. Creando assuefazione è normale che si assista, nel momento in cui si cessa di assumere sostanze contenenti glutine, ad una vera e propria crisi di astinenza. Nonostante questa complicanza immediata, la soluzione alle problematiche relative all’intolleranza al glutine è solamente una: la dieta priva di glutine.

Gli alimenti da considerarsi vietati sono i seguenti:

–        Grano, orzo, segale, avena
–        Monococco, triticale
–        Cous cous
–        Farro
–        Kamut
–        Spelta
–        Seitan
–        Bulgur (grano molto cotto in acqua)
–        Frick

Iniziare un regime alimentare che non preveda questi alimenti, che sono ormai parte del nostro patrimonio culturale, è sicuramente difficile ma non impossibile: la difficoltà risiede nel fatto che – come in quasi tutte le cose e proprio per una tendenza umana – ci si abitua e ci si affeziona ad un certo modo di cibarsi, correndo il rischio di essere monotematici, ripetitivi e soggetti al caos se per qualche ragione si è costretti a cambiare. La parola chiave, semplice ma efficace, che sta alla base di questo tipo di cambiamento terapeutico è varietà.

a cura di Guido De Togni

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