Una patologia abusata…

L’intolleranza al lattosio è una delle patologie più “abusate” negli ultimi anni. Basta un episodio di diarrea o qualche crampo addominale che subito il lattosio è additato come nemico ed eliminato dall’alimentazione, senza alcuna spiegazione.

Innanzitutto vorrei sottolineare l’importanza dei test diagnostici: prima di escludere definitivamente un alimento dalla propria dieta, per sospetta intolleranza o allergia alimentare, è opportuno eseguire i test diagnostici e solo una volta ricevuta la diagnosi modificare la proprio alimentazione, sempre affiancati da uno specialista della nutrizione. Le diete-fai-da-te che prevedono l’eliminazione di alimenti innocui e, anzi, utili al nostro organismo talvolta possono portare all’insorgenza di nuovi disturbi o patologie…meglio evitare di farsi dal male da soli, non credete?

Facciamo chiarezza sull'intolleranza al lattosio!

Breath Test

Parlando di intolleranza al lattosio, l’unico test diagnostico accreditato e validato dalla comunità scientifica è il Breath Test, o test del respiro. Si tratta di un test che prevede la somministrazione di lattosio e la rilevazione nell’aria che espirate di gas di idrogeno, i quali sono riconducibili alla fermentazione al livello intestinale del lattosio non digerito.

Un test semplice e non invasivo, che potrà dirvi se siete davvero intolleranti al lattosio oppure no. Il test è risultato negativo, ma voi siete convinti di essere intolleranti al lattosio perché ogni volta che mangiate un latticino state male? Avrà sbagliato il test? No, semplicemente non è il lattosio il vostro problema. Potrebbero essere le proteine del latte oppure l’abbinamento di alcune tipologie di alimenti, oppure un’altra patologia che vi causa un malassorbimento. Sicuramente c’è qualcosa che non va ma non è il lattosio il vostro nemico da combattere.

Ognuno ha un suo tipo di intolleranza al lattosio…

Probabilmente, avrete notato che l’intolleranza al lattosio può essere diversa da una persona all’altra. C’è chi non può mangiare assolutamente alimenti contenti il lattosio e chi invece ne tollera una piccola quantità, oppure c’è chi col tempo riesce a reintrodurre i latticini nella propria alimentazione dimenticandosi di essere stato intollerante al lattosio. Ma perché? Questo articolo vuole proprio cercare di fare un po’ di chiarezza su questa questione.

Cos’è l’intolleranza al lattosio?

Stiamo parlando dell’incapacità dell’organismo di digerire il lattosio causata da una carenza o da una mancanza totale di lattasi, l’enzima che scinde il lattosio in zuccheri semplici che vengono poi assorbiti dal tratto gastrointestinale.

Si tratta di un’intolleranza enzimatica, in quanto è legata alla riduzione dei livelli dell’enzima deputato alla digestione del lattosio. Di conseguenza, quando la produzione di lattasi è ridotta, il lattosio non viene digerito e permane nel tratto intestinale dov’è fermentato dal microbiota intestinale causando la produzione di gas (tipo l’idrogeno che viene rilevato nel breath test) e sostanze che determinano i classici disturbi dell’intolleranza al lattosio, come dolori addominali, diarrea o vomito.

Intolleranza primaria e secondaria

L’intolleranza al lattosio primaria è definita anche genetica, in quanto è causata da una variazione del DNA che porta ad una ridotta espressione del gene della lattasi. Questa ridotta espressione fa sì che i livelli di lattasi a livello dei microvilli intestinali siano ridotti e con il passare del tempo il lattosio verrà digerito sempre meno. Si tratta di una forma ereditaria, cioè trasmessa dai genitori ai figli, e più precisamente autosomica recessiva, cioè solo chi possiede entrambe le copie del gene mutate è intollerante.

Questo significa che se un genitore è intollerante al lattosio non è detto che lo siano per forza anche i figli, anche se c’è buona probabilità che lo siano. Chi possiede una sola copia del gene mutata, infatti, non sviluppa l’intolleranza al lattosio, perché la lattasi viene prodotta correttamente e il lattosio è digerito senza problemi.

L’intolleranza al lattosio secondaria, invece, è definita anche acquisita, poiché non è una condizione originaria dell’individuo ma è secondaria ad altre patologia. Questa forma di intolleranza si acquisisce in seguito ad altre patologie intestinali, come la celiachia, il morbo di Chron o infiammazioni dell’intestino, che causano lesioni e danni alla mucosa intestinale, a cui consegue una riduzione della presenza di lattasi.

Nel caso in cui l’intolleranza al lattosio derivi da una patologia acuta temporanea, il soggetto non dovrà interessarsi principalmente all’intolleranza ma bensì alla patologia che ha causato danni intestinali che hanno a loro volta scatenato l’intolleranza. Vedete che in questo caso non ha senso fare la battaglia al lattosio, perché non è lui il responsabile. Piuttosto bisognerà cercare di curare la patologia che ha scatenato secondariamente l’intolleranza al lattosio.

Un’importante differenza tra queste due forme di intolleranza è che quella primaria è permanente, mentre quella secondaria è transitoria.

L’intolleranza primaria è permanente in quanto è dovuta a una mutazione presente nel materiale genetico del soggetto e, appunto, permanente. Non c’è modo di eliminarla. Quindi se il soggetto produce poca lattasi, la digestione del lattosio sarà sempre ridotta.

L’intolleranza al lattosio primaria congenita

L’intolleranza secondaria, invece, è transitoria, perché nel momento in cui si guarisce dalla patologia che ha causato i danni intestinali e la mucosa intestinale torna integra, l’intestino tornerà a funzionare, digerendo correttamente il lattosio. Detto tutto questo, per completezza di informazione devo dirvi che esiste una terza forma, molto rara, che è l’intolleranza al lattosio primaria congenita.

È una forma di intolleranza causata sempre da una variazione genetica, come quella primaria, ma si manifesta fin dalla nascita, in quanto vi è una totale assenza di lattasi e non livelli ridotti. Mentre l’intolleranza primaria può manifestarsi nel corso degli anni, anche in età adulta, in quanto la lattasi è prodotta in piccole quantità, l’intolleranza al lattosio primaria congenita ha un’insorgenza precoce e si manifesta nel neonato perché non possiede proprio l’enzima deputato alla digestione del lattosio. Anche l’intolleranza congenita, essendo di origine genetica come quella primaria, persiste tutta la vita.

Ogni tipologia ha approcci diversi!

A seconda della tipologia di intolleranza, ne derivano quindi approcci diversi. Talvolta, secondo il parere del medico, è sufficiente la somministrazione dell’integratore di lattasi per avere benefici, in altri casi invece è necessaria un’alimentazione totalmente priva di lattosio in quanto la causa non è una ridotta produzione dell’enzima ma una ridotta presenza dell’enzima in seguito a lesioni intestinali causate da un’altra patologia.

Attenzione: avere una scarsa produzione di lattasi non implica necessariamente un’intolleranza al lattosio. Può voler dire che non si possono assumere grandi quantità di lattosio e latticini nello stesso pasto o in giorni ravvicinati, ma ci sono ovviamente delle differenze individuali.

Ilaria Cancarini

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