Officina Enoica Milano – Cucina Semplicemente incontra Officina Enoica Milano e vi fa scoprire una splendida realtà che merita di essere valorizzata!

Officina Enoica Milano - Cucina Semplicemente

Officina Enoica Milano – Cucina Semplicemente

Non accade spesso, ma ci sono persone con cui, anche per telefono, durante una conversazione formale, la formula classica dell’intervista cede spazio al dialogo e ad un trasporto disinteressato, biunivoco.

È successo con Gianni Camocardi, fondatore e animatore di Officina Enoica Milano, un’associazione senza scopo di lucro che si dedica alla promozione e alla valorizzazione dei vignaioli italiani.

Una realtà affascinante, che coltiva progetti di grande interesse. Parliamo dell’organizzazione di Vinissage 2015 e della pubblicazione di “Guida al vino critico” di Altreconomia.

A fronte dei principi che legano Cucina Semplicemente a questa realtà, come l’esaltazione dei piccoli produttori e la considerazione dell’eno-gastronomia come cultura radicata nell’Italianità (quella buona), vi raccontiamo Officina Enoica.

CS- Come nasce Officina Enoica?
GC- Ricordo con grande amicizia Luigi Veronelli, straordinario cultore del patrimonio enogastronomico italiano. Mi ha trasmesso la passione per il vino e per le realtà vitivinicole contadine. Parlo dei piccoli produttori e degli artigiani, che mantengono soglie di produzione di bassa scala, ma qualitativamente molto valide.

Officina Enoica Milano - Cucina Semplicemente

Officina Enoica Milano – Cucina Semplicemente

CS- Siete ormai alla nona edizione di Vinissage, con il sostegno del comune di Asti. Ce ne puoi parlare?
GC- Vinissage è il salone del vino artigianale, biologico e biodinamico. La sua caratteristica fondamentale consiste nel favorire un rapporto diretto tra gli espositori e il pubblico: è nostra priorità creare un ambiente raccolto, a differenza dei grandi eventi in cui spesso il contatto rimane solo un ricordo. I vignaioli possono partecipare da tutta Italia, dall’Alto Adige, alla Sardegna, pagando una quota simbolica e molto conveniente. Di questi il 90% sono certificati biologici o in corso di certificazione.

CS- A questo proposito, come vedete le certificazioni in questo momento, in cui il biologico viene attaccato da molti fronti, come marchio di facciata?
GC- Ci piace credere che le certificazioni siano un punto di partenza e non un traguardo. Vogliamo dare una garanzia etica al consumatore, siamo un’associazione culturale composta da volontari e da persone mosse da un’autentica passione per il buon vino. È vero che in molti ne approfittano, vedi le grandi industrie alimentari che distribuiscono in maniera massiva e concepiscono delle linee biologiche per un mercato attrattivo.

CS- La stampa vi definisce “enodissidenti e gastroribelli”. Voi come vi descrivereste?
GC- Sono etichette per distinguersi da un discorso prettamente commerciale ed economico. Non ci piacciono le definizioni ideologiche, né i canoni stabiliti: sosteniamo la contadinità e i produttori minori, realtà che sarebbero estinte nel mondo contemporaneo dell’industria alimentare.

CS- Avete pubblicato la “Guida al vino critico”. Parlaci di questo progetto!
GC- È una guida che sostiene il rispetto per l’ambiente e la cultura locale. I vignaioli di cui parliamo non sono premiati secondo una gerarchia, non rientra nella nostra idea. Ci piace presentare il volto autentico dei produttori con la passione per la terra, la vita contadina e la biodiversità. E naturalmente, si tratta di vini molto buoni. Si può bere dell’ottimo Barolo senza spendere un capitale!

CS- Avete altri progetti in cantiere?
GC- A parte l’impegno con Vinissage, fissato per il 23-24 maggio 2015, stiamo presentando la nostra guida con una modalità a cui teniamo particolarmente, attraverso delle conferenze presso le università italiane, in modo da diffondere anche in maniera didattica la nostra filosofia.

 

Mirella Prandelli

 

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