Un frutto esotico…

Si tratta di un olio vegetale estratto da una “drupe” cioè il frutto tra l’altro molto simile a un’oliva, di una palma originaria della Malesia e dell’Indonesia coltivata sacrificando, tramite feroci deforestazioni, aree sempre più ampie della foresta tropicale.

Olio di palma, ecco quello che c’è da sapere

Proprio questa sarebbe una delle ragioni che hanno costretto le associazioni più famose per la tutela dell’ambiente come WWF e Greenpeace a far sentire la propria voce in merito a questa produzione che avrebbe un impatto ambientale notevole, visti anche i trasporti ad ampio raggio, e il conseguente inquinamento.

Il punto di vista nutrizionale

È una tipologia di olio vegetale molto diffusa che non è difficile da trovare nelle etichette di molti – troppi! – prodotti confezionati di uso quotidiano, a partire dalla colazione come merendine, biscotti e dolciumi in genere alle creme spalmabili come la famosa Nutella fino ad arrivare al pranzo e alla cena, ancora in diversi prodotti da forno come pane, grissini, cracker e persino in numerosi prodotti destinati alla prima infanzia!

Dannoso per l’ambiente e per la salute

La domanda che sorge a questo punto è: come mai si parla in questi termini di un olio che tutto sommato è vegetale come tanti altri di uso comune? Al di là del problema sollevato dalle associazioni ambientaliste relativo alla depauperazione delle foreste tropicali ce n’è uno non meno importante legato alla composizione di questo grasso vegetale. Sarebbero infatti l’acido palmitico e l’acido stearico, pericolosi grassi saturi a prevalere su tutti gli altri!

Ecco dunque che l’olio di palma può essere paragonato all’altrettanto temuto burro di origine animale! Questa sua pericolosa composizione, se da un lato gioca a favore dei produttori di cibi confezionati poiché presenta la capacità di conferire agli alimenti per cui è utilizzato una lunga conservazione senza alterarne il sapore, dall’altro è stata additata come estremamente nociva per l’intero organismo.

Pericoloso per i diabetici

In particolare, uno studio emerso da alcune università italiane, in collaborazione con la Società Italiana di Diabetologia mette proprio in evidenza gli effetti nocivi dell’olio di palma in relazione al diabete mellito e di altre patologie cardiovascolari. Si tratterebbe tra l’altro di danni irreversibili legati alla distruzione delle cellule beta del pancreas importanti per la produzione di insulina. Nello specifico, gli esperti hanno individuato la proteina, la p66Shc, come killer delle cellule che producono insulina.

Olio di palma, ecco quello che c’è da sapere

Lo studio è stato condotto dal prof. Francesco Giorgino, Ordinario di Endocrinologia e malattie del metabolismo dell’Università Aldo Moro, con un team di ricercatori dell’Università di Bari. Gli esperti hanno studiato gli effetti sulle cellule pancreatiche di una dieta troppo ricca di grassi anche su cellule umane provenienti da donatori sovrappeso o obesi richiamando la nostra attenzione sul palmitato che altro non è che “il prototipo degli acidi grassi saturi, e rappresenta il principale acido grasso presente nel nostro sangue, soprattutto nei soggetti obesi o in sovrappeso. È stato scelto in questo studio per comprendere il rapporto tra eccesso di grassi saturi nella dieta, aumento della quantità di tessuto adiposo corporeo e sviluppo del diabete di tipo 2”.

La proteina killer dell’olio di palma

La proteina p66Shc è invece un potente induttore di stress ossidativo a livello cellulare. Agisce promuovendo la formazione di specie reattive dell’ossigeno, che sono in grado di danneggiare e uccidere le cellule. E funge anche da amplificatore di altri fattori in grado di promuovere lo stress ossidativo, quali l’iperglicemia nel diabete e un aumento della produzione di fattori coinvolti nell’infiammazione.

Con l’esposizione al palmitato aumenta la presenza della proteina killer che a propria volta induce l’incremento dell’apoptosi (morte cellulare programmata) nelle cellule umane. Si parla di apoptosi indotta da palmitato per le cellule del pancreas che producono l’insulina.

Infine, i ricercatori sottolineano come fra fattori predisponenti allo sviluppo del diabete ci sia l’obesità viscerale. In realtà, non tutti i soggetti obesi vengono colpiti dal diabete, ma comunque, sarebbe opportuno per ognuno di noi, ridurre il consumo di grassi di scarsa qualità, come l’olio di palma, sia per proteggere l’ambiente che per la nostra salute.

In passato purtroppo ciò non era sempre possibile poiché i produttori potevano utilizzarlo e camuffarlo in etichetta sotto la generica dicitura di “oli vegetali”. Oggi però è possibile scegliere poiché da Dicembre 2014, è entrata in vigore una legge che impone ai produttori di dichiararlo espressamente.

Decidiamo noi se mangiarlo oppure no!

E così, ecco che diverse grosse catene di supermercati, per “fare del bene all’ambiente e alla clientela” stanno iniziato ad abolirlo dalle loro linee di prodotti sponsorizzando questa scelta. Mi sembra dunque un buon passo avanti e comunque alla fine resta a noi, decidere riguardo al nostro benessere e a quello dell’ambiente, per esempio scegliendo prodotti freschi, di stagione, a km zero e/o biologici, ma soprattutto smettendo di acquistare tutti quei prodotti che riportano l’olio di palma negli ingredienti.

Stefania Luccarini

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