Sempre più ci preoccupiamo di quello che mangiamo e della sua storia, a partire dalla provenienza, fino al suo arrivo in tavola. La società contemporanea investe molte risorse nella consapevolezza di ciò che consuma, specialmente riguardo ai beni alimentari, a causa degli ormai abusati metodi di produzione industriali.

Tuttavia, mentre ci occupiamo di documentarci sull’etichetta dei cibi, ignoriamo il modo in cui vengono confezionati e conservati. In effetti, diversi studi attestano che il metodo di confezionamento può influire sulla conservazione delle proprietà organolettiche del cibo e non solo.

Plastica a contatto con i cibi

Esistono diversi tipi di imballaggi per cibi; tra i più diffusi vi sono quelli fabbricati in plastica. La plastica è un materiale onnipresente nelle nostre vite, sono pochi gli oggetti che non la contengono. Spesso si consiglia di evitare di tenere i cibi per lungo tempo a contatto con la plastica, in particolare per quelle sostanze in essa contenute, che vengono cedute agli alimenti. Una tra tutte, il bisfenolo A, noto anche come BPA, un interferente endocrino in grado di trasmigrare facilmente dalle confezioni al loro contenuto alimentare, soprattutto nel caso dei liquidi. Si tratta di un componente chimico potenzialmente pericoloso, che può causare danni al nostro organismo, in particolare al sistema ormonale e alle donne in gravidanza. È ampiamente utilizzato nella produzione di bottiglie di plastica e dei rivestimenti degli involucri in latta. Gli esperti consigliano di limitare il consumo di alimenti conservati in questo modo.

Naturalmente il processo di trasmigrazione delle sostanze negative avviene solo in situazioni particolari, come ad esempio l’esposizione a fonti di calore o la presenza di un elevato contenuto di grassi nei cibi. È sufficiente fare attenzione a qualche accorgimento per evitare il rischio di effetti negativi: in primo luogo, non alimentarsi di cibi grassi confezionati in involucri plastificati, specialmente se hanno subito un contatto con alte temperature. Inoltre, non consumare cibi precotti o preparati da scaldare al microonde, poiché durante il surriscaldamento, il benzene della plastica viene trasferito nel cibo.

Per quanto riguarda piatti e stoviglie di plastica, conviene utilizzarli raramente e stare attenti affinché non stiano a contatto col calore. Ad esempio, piuttosto che mestoli di plastica, è consigliabile ricorrere ad utensili in legno.

Infine, al momento dell’acquisto, se possibile, privilegiare i cibi confezionati con il vetro, specialmente se grassi, come ad esempio le bottiglie di olio.

Al momento non esistono ricerche scientifiche in grado di misurare concretamente le quantità di BPA trasmesse agli alimenti, ma è ormai certo che questa sostanza arriva all’organismo dalla plastica. Molti packaging recano il marchio “BPA Free” per indicare che non contengono bisfenolo A, ma diversi test provano in ogni caso il contagio di sostanze chimiche dannose. Esistono tuttavia imballaggi di plastica più sicuri, ritenuti a norma per il confezionamento dei cibi, come quelli a base di polietilene e polipropilene.

Mirella Prandelli

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