A tavola col dittatore: ovvero come farsi odiare anche in cucina! – Le ossessioni e folli culinarie di alcuni tra i peggiori tiranni del XX secolo.

A tavola col dittatore - Cucina Semplicemente

A tavola col dittatore – Cucina Semplicemente

Se pensavate che del cibo, uno dei temi più discussi dell’ultimo decennio, si fosse già detto tutto, l’idea di due scrittrici inglesi vi farà sicuramente ricredere. Si chiamano Victoria Clark e Melissa Scott, le due autrici del libro Dictators’ dinner- a bad taste guide to entertaining tyrants, un’opera che descrive i gusti a tavola dei dittatori del XX secolo. Hanno lavorato facendo ricerche su testimonianze e documenti storici e pare che si tratti di un vero e proprio studio antropologico.

Dall’Europa, verso l’Asia, ecco qualche scorcio tra i più interessanti:

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Adolf Hitler, Germania

Da anni si vocifera del suo vegetarianismo, che tuttavia osservò soltanto in seguito ad una grave forma di flatulenza, per cui era costretto ad assumere 28 medicinali diversi. Prima infatti, il suo piatto preferito era il Petits Poussins à la Hambourg, ovvero pulcini di razza Amburgo. Adorava anche il piccione stufato con i pistacchi.
Assumeva diverse sostanze per evitare il collasso a causa dei suoi ritmi di vita disumani, tra cui massicce dosi di anfetamine, iniezioni di feci di contadini bulgari, essenza di belladonna e pillole a base di veleno arsenico per ratti.
Prima di mangiare qualsiasi cosa, faceva ingerire i suoi pasti alle sue 15 assaggiatrici; se dopo 45 minuti non avevano subito nessun tipo di attacco, allora cominciava a mangiare.

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Muammar Gheddafi, Libia

Soffriva di disturbi della digestione a causa delle grandi quantità di latte di cammello che consumava. Si dice addirittura, che durante una visita alla sua tenda nel 2004, a Tony Blair fu fortemente sconsigliato di accettare un bicchiere di latte.
Il suo piatto preferito era cous cous di carne di cammello con prugne secche, ma, in seguito alla sua stretta amicizia con Silvio Berlusconi, apprezzava molto il cibo italiano, soprattutto i dolci, la pasta e i maccheroni.

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Benito Mussolini, Italia

Ammirava Mahatma Ghandi per il suo vegetarianismo e non mangiava molta carne. Nemmeno la pasta era un piatto che consumava spesso, che diceva, gli provocava mal di testa, forse soffriva di una forma di sensibilità al glutine.
Smise di bere alcol completamente all’età di 40 anni e iniziò ad assumere lo stesso pasto tutte le sere: una sorta di insalata di aglio tritato con olio extravergine di oliva e limone. La moglie Rachele raccontava di non poterlo sopportare alla sera, dopo che ne mangiava una bacinella colma. Il suo dolce preferito era il ciambellone che, si dice, veniva servito durante le riunioni del suo clan.

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Idi Amin Dada, Uganda

A causa della leggenda secondo cui, dopo la presa al potere, staccò pezzi di care dalle teste dei rivali decapitati, in molti sostengono fosse cannibale. A fronte delle molteplici accuse rispose “No, non mi piace la carne umana, è troppo salata.” Quest’idea è sostenuta dalla credenza della tribù Amin’s Kakwa, che egli condivideva, secondo cui nutrirsi della carne dei nemici, preveniva il ritorno dei loro spiriti a vendicarsi.
Aveva un vorace appetito per le arance: ne mangiava circa 40 al giorno, soprattutto per il loro potere afrodisiaco.

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Kim Il Sung, Nord Corea

Pretendeva che i chicchi di riso fossero tutti della stessa forma e dello stesso colore. Il tiranno più gourmet della storia: preferiva caviale iraniano, mango thailandese, pesce freschissimo e aragoste. Ordinava ai suoi ambasciatori di spedirgli tutte le prelibatezze del mondo e istruiva i suoi cuochi personali pagando loro viaggi in tutto il mondo per imparare le ricette migliori.
Possedeva una cantina di 10.000 bottiglie di vini rarissimi e circa 500.000 bottiglie dei più pregiati cognac, che gli regalarono il titolo di miglior cliente della storica Hennessy.
Si dice che mangiava solo il sushi preparato da Kenji Fujimoto, il quale disse che il dittatore amava così tanto il pesce fresco, che avrebbe potuto mangiarlo quando ancora boccheggiava appena fuori dall’acqua.

 

Mirella Prandelli

 

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