Una terra aspra e ricca di fascino

Questa settimana rimaniamo nel Nord Italia, sempre in Lombardia (anche se parlando di Lugana abbiamo leggermente sconfinato in Veneto) per parlare di un’altra tipologia di vino, il Valtellina che per l’appunto si produce nell’omonima valle, in provincia di Sondrio.

Vini di Valtellina: alla scoperta del Nebbiolo di montagna

Foto del Consorzio di Tutela Vini di Valtellina

Siamo in un territorio ricco di fascino sia dal punto di vista paesaggistico e naturale sia enogastronomicamente parlando. Montagne, piste da sci, percorsi trekking e pareti da scalare, oltre che siti di interesse storico culturale, si uniscono ad eccellenze per il palato di prim’ordine rendendo questa zona un’ottima meta turistica.

Percorrendo la Strada dei Vini e dei Sapori della Valtellina si esplora un mondo fatto di vini – sui quali tra qualche riga farò la solita lezioncina – formaggi, salumi (in primis la Bresaola) e carni, oltre che dei grandi piatti tipici conosciuti anche alle pendici dell’Etna… mai sentito parlare dei pizzoccheri? E per accompagnare tutte queste goderecce leccornie nulla è meglio dei vini dello stesso territorio.

Sua maestà il Nebbiolo!

Sono vini notevoli e tutti prodotti con una grande uva, il Nebbiolo, un vitigno nobile, dalla maturazione tardiva, con il quale si produce lo Sforzato Docg e il Valtellina Superiore Docg, le due denominazioni più importanti della zona.

Ma andiamo con ordine, perché per capire un vino è necessario innanzitutto scoprirne e conoscerne il territorio, soprattutto in questo caso perché si parla di viticoltura di montagna.

La Valtellina è una terra aspra, circondata dalle Alpi, ricca di biodiversità e variabilità dal punto di vista geologico, morfologico e ambientale. Il versante retico accoglie oltre 850 ettari di vigne che prosperano grazie al microclima garantito dall’esposizione a sud, quindi verso il sole. Il paesaggio naturale è stato nella storia plasmato e valorizzato dall’uomo in chilometri di terrazzamenti che danno la possibilità di coltivare il terreno e godere i frutti di questo terroir. Questa valle ha l’importante peculiarità di essere orientata da est a ovest.

Una tradizione millenaria

La viticoltura in Valtellina è “storia vecchia”. Le prime fonti storiche sulla coltivazione dei vigneti risalgono all’epoca carolingia (750-900 d.C.), durante il basso Medioevo si intensificarono i lavori di dissodamento e la costruzione dei terrazzamenti sul versante retico. Il vigneto raggiunse la sua massima estensione nel XIX secolo con oltre 6000 ettari censiti. Nel dopoguerra in realtà parte dei vigneti furono riconvertiti ad altre colture o sottratti all’urbanizzazione.

I terrazzamenti, opere estremamente difficili e impegnative da creare, lavorare e mantenere, ospitano le vigne di Chiavennasca, denominazione locale del vitigno Nebbiolo, e, con modesta importanza, di altre uve autoctone quali la Pignola, Rossola e Prugnola, oltre che di Merlot e Pinot Nero.

Vini di Valtellina: alla scoperta del Nebbiolo di montagna

Foto del Consorzio di Tutela Vini di Valtellina

Ben due Docg, lo Sforzato e il Valtellina Superiore

Il primo, chiamato anche Sfursat, è un passito rosso secco, frutto di una selezione di uve Nebbiolo che subito dopo la vendemmia vengono poste su graticci in locali asciutti e ventilati detti “fruttai”. Dopo il periodo di appassimento che dura circa tre mesi l’uva ha perso quasi la metà del proprio peso, concentrato i succhi e sviluppato fragranze aromatiche ideali per la produzione di vini strutturati, dall’alto tenore alcolico e morbidi. Dopo oltre venti mesi di affinamento tra legno e bottiglie il vino è pronto per essere degustato e per accompagnare piatti succulenti e importanti come il brasato di cervo con polenta.

Il Valtellina Superiore si produce con le uve provenienti dall’area compresa tra Berbenno e Tirano, con una produzione massima di otto tonnellate ad ettaro. Il grado alcolico minimo deve essere di 12 gradi e affina ben 24 mesi dei quali almeno 12 in botti di rovere. Se l’affinamento minimo raggiunge i 36 mesi può essere menzionato come Riserva.

Maroggia, Sassella, Grumello, Inferno e Valgella

Questa tipologia può avere le denominazioni di cinque sottozone: Maroggia, di più giovane individuazione, Sassella, la più famosa e il cui nome deriva probabilmente dall’omonima chiesetta, Grumello, come il castello che domina la vallata, Inferno, la più piccola e impervia, e infine Valgella, la sottozona più vasta coi suoi 137 ettari.

Queste ulteriori menzioni, corrispondenti alle zone di provenienza delle uve, identificano vini differenti tra loro, questo proprio perché le zone hanno caratteristiche geologiche ed esposizioni diverse. I vini di Maroggia hanno una spiccata acidità, quelli di Sassella equilibrio ed eleganza, i Grumelli sono morbidi e longevi, gli Inferno tannici e strutturati.

Esiste inoltre la Doc Rosso di Valtellina, da non sottovalutare a parer mio, infatti uno dei miei vini preferiti della zona, e del quale magari scriverò la prossima settimana nell’approfondimento sulle aziende, è proprio di questa tipologia.

 

Arianna Vianelli

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