Ormai ci siamo davvero!

Mancano pochissimi giorni all’appuntamento più atteso dell’anno – come del resto tutti gli anni – il Vinitaly.
Nonostante le solite lamentele da parte dei produttori e dei visitatori, chi per un motivo e chi per l’altro – stendiamo un velo pietoso sul costo dei biglietti -, la fiera veronese dedicata al vino resta un momento fisso e importante per entrambe le parti.

Vinitaly 2016: cinquant'anni di passione!

Domenica 10 aprile partirà infatti l’edizione 2016 del salone internazionale che tra l’altro quest’anno festeggia il suo cinquantesimo compleanno, un traguardo importante che palesa l’importanza della manifestazione che ha saputo mantenersi viva, anzi crescere sempre più , in tutti questi anni.

La fiera durerà, come accade da pochi anni, quattro giorni e sarà accessibile solo al pubblico business (almeno dovrebbe essere così e viste le restrizioni che sono state adottate speriamo sia la volta buona) e alla stampa. Affrontare Vinitaly non è una passeggiata e questo vale sia per gli espositori sia per il pubblico. È un vero e proprio tour de force, e io, che affronto la cosa da ambo i lati, non so quale sia più faticoso.

In questa sede non voglio certo parlare di allestimenti, mal di piedi, digiuno e mancanza di voce (tutte cose all’ordine di ciascuna fiera e banco d’assaggio), voglio invece condividere quello che sarà il mio percorso enoico nella giornata che dedicherò agli assaggi (e ai saluti – le fiere sono uno dei momenti nei quali si rivedono amici produttori).

Franciacorta & Lugana

Prima tappa d’obbligo sarà naturalmente la Franciacorta. Nei 1500 mq dell’area al secondo piano del Palaexpo saranno radunate, ciascuno con un proprio spazio quarantasei aziende, oltre alle ventuno presenti, in altri padiglioni. Nonostante le cantine siano per me a portata di pochi chilometri il tempo è sempre tiranno e quindi trovare un così alto numero di aziende in uno stesso luogo con tutti i vini della produzione in assaggio è un’occasione da non perdere. Naturalmente mi dedicherò soprattutto alle nuove realtà delle quali non ho ancora assaggiato nulla e alle nuove annate dia litri vini già noti. Anche in questo caso per me sarà una gioia scambiare qualche chiacchiera con i produttori.

Sempre al Palaexpo/Regione Lombardia si trovano inoltre anche i Lugana dei quali abbiamo scritto e i vini di Valtellina, quindi anche in questo caso un giretto va fatto.

Dalle Alpi alla Sicilia…

Seconda tappa, dettata esclusivamente dal percorso tra i padiglioni – in fiera si riescono a fare chilometri al giorno – Alto Adige e Friuli Venezia Giulia In questo padiglione (Hall 6) si possono assaggiare i buonissimi vini bianchi e rossi prodotti in queste regioni d’Italia. Da Helena Walch a Colterenzio da Livio Felluga a Valentino Butussi.

Dall’estremo nord all’estremo sud: Sicilia. Qui si respira un’altra aria, si chiacchiera con i simpatici siculi e si assaggiano notevoli bianchi a base di grillo, inzolia e grecanico oltre ai potenti rossi creati con Nero d’Avola. Inoltre sono curiosa di andare ad assaggiare un po’ di Etna, una denominazione (ed una zona) che da qualche tempo sta facendo proprio parlare e che, per palesi motivi geografici, non è proprio a portata di mano. Entro l’anno ho comunque messo tra i miei piani una vacanza enogastronomica in Sicilia e non mancherò di approfondire anche questo vino. Che assaggiare nel padiglione 2? Occhipinti, Barraco, Benanti, Cusumano, Gulfi, Morgante e chi più ne ha più ne metta, non c’è che l’imbarazzo della scelta.

Marche, Toscana e Piemonte: l’imbarazzo della scelta!

Il bellissimo – e alcolico – ricordo di una vacanza nelle Marche che feci un paio di anni orsono mi fa spostare, se non volare, proprio nel padiglione di questa regione, una delle tante in Italia che oltre ad offrire uno splendido mare regala paesaggi dell’entroterra illuminati da distese di girasoli e zone collinari punteggiate di cantine e ottimi ristoranti. Le Marche sono la regione del Verdicchio di Jesi, del Verdicchio di Matelica, della Lacrima di Morro d’Alba e dei rossi Conero e Piceno. Di conseguenza assaggi da Bucci, La Monacesca, Lucchetti, Moroder e un saluto a Cocci Grifoni (devo proprio riassaggiare il loro pecorino) s’hanno da fare.

Essendo fresca di Toscana e assuefatta dal Chianti percorrerò il padiglione 9 velocemente facendo una puntatina da Baracchi Winery ad assaggiare, ereticamente, le loro bolle fatte con trebbiano e sangiovese (ho ancora una bottiglia di rosé in cantina ma sto tentando di non berla) per poi proseguire fino al Piemonte (Hall 10), perché quello non basta mai, né per i vini né per gli amici. Baci abbracci e ampi calici quindi da Giovanni Manzone, Conterno Fantino, Franco Conterno e molti altri nomi della zona Barolo e Barbaresco.

Tutto in una giornata? Yessssss, ve lo avevo detto che Vinitaly è impegnativo!

Arianna Vianelli
Terra Uomo Cielo
Una franciacortina in cucina

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