Bronzo nel 2007, ai Mondiali di Pasticceria di Lione, ci ha fatto letteralmente sognare alla “Coupe du Monde” di quest’anno, con una scultura in ghiaccio che ha rappresentato la leggerezza e l’eleganza di una scultura in ghiaccio, una Trilly che ha esaltato ancora di più il Peter Pan in cioccolato e il Capitan Uncino in zucchero. Penso che aver esordito in pasticceria a soli 14 anni ed avere frequentato l’istituto d’arte, possano averlo aiutato a questo vero trionfo.

Fabrizio Donatone il Campione di ghiaccio

CS: Tu sei uno dei pochi che, con orgoglio, può indossare quella giacca che racchiude, nel colletto, le bandiere delle Nazioni partecipanti al campionato del Mondo di pasticceria, in ordine di classifica finale. Avete provocato (in chi vi ha potuto seguire in streaming) magnifiche emozioni e ne avete vissute una moltitudine, ci racconti qualcosa di quei momenti?
FD: Io penso che quei dieci minuti sul podio rimarranno indelebili e solo chi arriva a vivere quei momenti può assaporarli a pieno, in quegli attimi sei pieno di gioia e dimentichi tutte le fatiche ed i sacrifici che hai fatto per arrivare lì. L’avere vissuto, per un lungo periodo di tempo, accanto ad altre persone e lontano da casa, per raggiungere l’obiettivo, lasciano spazio solo ed esclusivamente a un’emozione indimenticabile. Una sola Nazione arriva a provare quelle sensazioni, questo è il prezzo da pagare per chi decide di mettersi in gioco per cercare di arrivare sulla vetta del Mondo. Noi ci siamo riusciti, grazie anche a un grandissimo gioco d’insieme, non solo da parte nostra ma anche grazie a chi ci ha supportato, riuscendo a esaltare il valore che abbiamo costruito come squadra.

CS: Cosa ha cambiato nella tua vita professionale, la vittoria di Lione?
FD: Sicuramente ha cambiato l’impatto con molti professionisti del nostro settore, per noi è diventato un impegno più grande (visto che rappresentiamo l’Italia da campioni del Mondo), quindi, quando facciamo formazione dobbiamo esprimerci ai massimi livelli, per il bene della categoria ma anche per una nostra continua crescita professionale.

Fabrizio Donatone il Campione di ghiaccio

CS: Una tua passione è, oggi, quella della scultura sul ghiaccio, quanto ti è stata indotta all’inizio della vostra avventura?
FD: Diciamo che della squadra ero quello più propenso, anche se avevo pochissima esperienza, a cimentarmi con il ghiaccio. Ho iniziato subito, già dal periodo delle selezioni, con degli allenamenti molto intensi che ho portato avanti, e intensificato, nell’anno di preparazione per Lione. Per migliorare, ho anche iniziato a scolpire in polistirolo, avvalendomi della collaborazione con una scultrice, che mi ha aiutato ad affinare la “mia” Trilly, nei minimi particolari.

CS: Abbandoniamo il ghiaccio per parlare di pasticceria “tradizionale”, qual è il dolce che ti rappresenta meglio e che ami preparare e quale quello che mangi più volentieri?
FD: Diciamo che il mio dolce “in assoluto”, quello che amo preparare e mangiare, è il panettone. Sono attratto dalla lavorazione del lievito madre, lo lavoro da tanti anni, e cerco di portarlo avanti sviluppando sempre di più la materia, e oggi c’è una vera propria riscoperta di questo prodotto naturale. Quindi, il dolce per eccellenza è il panettone, poi a me piace fare il pasticcere a 360 gradi, quindi mi piace spaziare in tanti ambiti: la pasticceria mignon, le torte moderne, la gelateria in pasticceria e molti altri campi del nostro settore.

CS: Hai toccato un argomento che è molto attuale, quando si parla di lievito madre si parla di benessere e salute, come concili questo campo con la pasticceria?
FD: Attraverso la scelta dell’ingredientistica corretta, a secondo degli ingredienti che utilizziamo, possiamo ottenere prodotti finali più o meno salutari. Se ci si avvale di additivi chimici, di miglioratori e di semilavorati, per ottenere la produzione, di sicuro non otterremo un alimento “sano” e, a livello di degustazione e digeribilità, perderemo in qualità.

CS: Quale futuro si prospetta per la pasticceria, a tuo avviso e tu quali progetti hai?
FD: Penso che si debba sviluppare un percorso che preveda una ricerca di qualità, non soltanto nella selezione delle materie prime, ma anche nel continuo aggiornamento che permetta grande qualità nella produzione attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie, la partecipazione a corsi di formazione e infine la voglia di distinguersi dagli altri. Io vorrei rimanere nell’ambito della formazione, lavorare nelle scuole, lavorare per le aziende del settore in qualità di consulente (e farlo anche per privati).

Fabrizio Donatone il Campione di ghiaccio

CS: Se tu potessi rubare ai tuo colleghi-campioni, Boccia e Forcone, una loro caratteristica, quale sarebbe?
FD: A Emmanuele Forcone ruberei la sua grande voglia di fare e la capacità di organizzazione, pulizia nel lavoro e costanza, a Francesco Boccia la grande dedizione che ha nella ricerca, la caparbietà che lo spinge a continuare fino al raggiungimento del risultato che si è prefisso.

CS: Tu sei nativo di una zona geografica che mi evoca il maritozzo e poco altro, quali dolci nasconde la tua terra?
FD: Diciamo che la pasticceria romana risente di una grandissima influenza della scuola toscana, visto che si sono trasferiti, nella Capitale, molti professionisti di quelle zone. Nelle nostre pasticcerie non manca la classica sfoglia romana con dentro la marmellata, l’immancabile maritozzo con la panna, la cui ricetta originale prevede anche la presenza dell’uvetta nell’impasto e poi molti dolci meno conosciuti, ciambelle al latte, biscotti al vino (prodotti in molte forni nell’alto Lazio o nel frosinate). Quindi Roma non ha un dolce che si possa contrapporre a un cannolo o a un babà, ma ha molti dolci contadini, poco noti.

CS: In Cast Alimenti ho conosciuto una ragazza, Silvia, che si sta preparando per una competizione importante, che ha visto al SIGEP una gara e, da allora, ha desiderato mettersi in gioco, e ora si sta allenando per riuscirci. Cosa consiglieresti, a lei e a tutti i giovani che si avvicinano al vostro mondo?
FD: Oggi ci sono valide scuole, quindi gli consiglierei di fare un valido percorso formativo e poi, il resto, lo faranno la passione e la volontà. Quello che hai raccontato, a proposito di Silvia, è accaduto anche a me, perché quando io iniziai a fare il pasticcere, andai per la prima volta a Rimini, 15 anni fa e vidi un concorso, per caso e incuriosito, mi sono avvicinato e ho visto tutto il concorso. Da quel momento in poi ho cominciato a pensare che anche io avrei potuto provarci, un giorno, perché sentivo di avere le capacità per affrontare una simile prova. Ed è così che sono entrato nel mondo dei concorsi e si è realizzato il mio sogno, per questo vi invito ad andare a vedere, dal vivo, cosa significa e cosa comporta, prendere parte a una manifestazione importante e complessa.

 

Fausto Morabito

 

 

Fotografie di Fausto Morabito

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