Latte: disturbo o nutrimento? – Scoprite con noi tutto ciò che dovete sapere sul latte, sulle sue caratteristiche e sull’intolleranza al lattosio.

Latte: disturbo o nutrimento?

Quello delle intolleranze alimentari  è un argomento fortemente dibattuto, specialmente se legato al lattosio. Gli specialisti della nutrizione si dividono tra chi sostiene che il consumo di latte sia un atto innaturale per l’uomo adulto, e chi invece insiste sulle sue qualità benefiche, che apportano vitamine ed amminoacidi essenziali ad alto valore biologico.

Come orientarsi fra le opinioni di questo acceso dibattito? Per prima cosa è bene riflettere sul fatto che i dati statistici propendono verso un’alta percentuale di intolleranza al lattosio nelle persone adulte. Secondariamente, la maggior parte dei medici concorda nell’affermare che un troppo elevato consumo di latte possa innalzare il rischio di osteoporosi, attacchi cardiaci e tumori alla prostata, a causa di un eccesso di calcio. Per contro, uno studio del 2011 condotto dall’Università di Harvard in Massachusetts, consiglia di assumere almeno 1-2 bicchieri di latte al giorno e accusa l’attuale tendenza all’alimentazione vegana di demonizzare il consumo del bianco alimento. I punti di vista riguardo al lattosio sono vari ed è difficile avvalerne uno solo. Tuttavia, alcune informazioni possono fare chiarezza. Il lattosio è un disaccaride contenuto nel latte. Per essere trasformato in energia, esso deve essere scomposto nei due zuccheri semplici che lo costituiscono: glucosio e galattosio. L’enzima volto ad assolvere questa funzione è chiamato “lattasi” e si trova nell’intestino tenue: si stima che la sua produzione cali drasticamente dopo lo svezzamento completo. Questa, in breve, sarebbe la ragione principale per cui il lattosio provocherebbe fastidi negli adulti.

Tra le teorie analizzate, una colpisce in maniera particolare: la ricerca che ha raccolto i dati sulla produzione di lattasi della popolazione mondiale, con criterio geografico. E’ emerso che alcune popolazioni sono più portate rispetto ad altre a produrre l’enzima per digerire il lattosio. E’ curioso notare che la percentuale di popolazione con capacità di produrre lattasi in Scandinavia e Nord-Europa arrivi circa al 90%. Nell’Europa mediterranea, come anche nella maggior parte dell’Asia e delle popolazioni native americane, tali numeri calano drasticamente. In altre parole, la produzione di lattasi è una capacità tramandata dai geni, a loro volta influenzati dallo stile di vita dei popoli antenati. Questa situazione è ulteriormente confermata dalle percentuali in Africa: le tribù dedite alla pastorizia sono caratterizzate da una buona produzione di lattasi, rispetto a quelle contigue.

Dunque, pare si tratti soprattutto di una questione evolutiva: nelle popolazioni in cui il latte era un alimento tradizionale si è sviluppata una forte pressione evolutiva che ha selezionato le mutazioni genetiche affini alla digestione del latte.

La prospettiva storica offre un approccio del tutto logico. In ogni caso, la priorità assoluta è sempre il nostro benessere. Si consiglia dunque di adottare un regime alimentare controllato, di non sostenere un consumo troppo elevato di latte e di preferire i formaggi a lunga stagionatura e lo yogurt. Inoltre, nel caso in cui i fastidi originati dal lattosio siano persistenti, è auspicabile effettuare il Breath Test, una prova non invasiva che sfrutta l’idrogeno prodotto dall’intestino per verificare la presenza di intolleranze.

 

Mirella Prandelli

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