Latte materno e latte vaccino: quanto hanno in comune? – A fronte della crescente diffusione di intolleranza al lattosio, il latte vaccino è sempre più oggetto di dibattiti e critiche riguardo alle sue proprietà nutrizionali.

Latte materno e latte vaccino: quanto hanno in comune? - Cucina Semplicemente

Latte materno e latte vaccino: quanto hanno in comune? – Cucina Semplicemente

Tutti i mammiferi si nutrono di latte materno fino allo svezzamento. L’uomo è l’unico animale che continua a nutrirsi di latte anche dopo lo svezzamento e naturalmente consuma il latte prodotto da altri animali, prevalentemente il latte di mucca. “Fino a due anni i bambini dovrebbero essere alimentati con latte materno. Dopo i due anni, dimenticate ogni tipo di latte!” ha scritto il dottor Benjamin Spock nel 1946, uno dei padri della pediatria moderna, nel suo libro Common Sense Book of Baby and Child Care.

Tale affermazione, già molto controversa nella metà del Novecento, è stata alimentata dalle pubblicazioni di Frank Oski, direttore della facoltà di pediatria della John Hopkins University, che nel suo libro Non bere il tuo latte scrive provocatoriamente: “Non c’è alcuna ragione per bere latte di mucca in nessuna fase della vita. Serve ai vitelli, non agli essere umani. Smettete di berlo oggi stesso!”

A partire dagli anni Sessanta del XX secolo, le statistiche mostrano che sempre più mamme hanno rinunciato ad allattare i neonati fino al completo svezzamento. Le ragioni per questa tendenza negativa sono legate alla parallela emancipazione femminile nell’ambito lavorativo, alla mancanza di informazioni riguardo all’insostituibilità del latte materno e ai presunti danni estetici derivanti dall’allattamento. Un peso rivelante l’hanno avuto anche le manovre di marketing delle industrie casearie.

Latte materno e latte vaccino si somigliano solo per quanto riguarda la sembianza, specialmente per il colore bianco. Tuttavia, si differenziano nella composizione e nella qualità degli ingredienti. Innanzitutto, il latte materno contiene elevati livelli di fosforo, necessario per lo sviluppo celebrale: durante la gravidanza, il bambino sviluppa dapprima il cervello infatti, contrariamente agli animali che iniziano con la struttura ossea. Secondariamente, la quantità di lattosio del latte materno è quasi il doppio rispetto a quella del latte vaccino, come anche il contenuto di sostanze immunizzanti, che proteggono il neonato dalle infezioni.

La problematica fondamentale del latte vaccino è l’elevata presenza di caseina (quasi tre volte il latte umano), una proteina che a contatto dei succhi gastrici coagula formando dei grumi indigesti che provocano l’aumento delle intossicazioni intestinali ed il malassorbimento del calcio.

Inoltre, se si prendono in considerazione tutti i processi e le lavorazioni subite dal latte vaccino in commercio, è possibile rispondere ai problemi di intolleranza al lattosio, la più diffusa al mondo, dovuta alla mancanza dell’enzima lattasi, che l’uomo perde progressivamente dall’età di tre anni. È dunque sufficiente questa teoria per affermare che il consumo di latte in un adulto è superficiale, se non dannoso per l’organismo? In questo momento gli istituti competenti stanno cercando prove scientifiche attendibili, nel frattempo è consigliabile rimanere aggiornati e optare per un consumo di latte molto moderato o per i suoi sostituti vegetali.

 

Mirella Prandelli

 

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