Molti parlano di un sogno diventato incubo per Expo 2015. Alla luce degli scandali riportati recentemente dalla stampa, gran parte della risonanza e della lungimiranza dell’evento italiano più atteso dell’ultimo decennio, hanno perso credibilità. Non si può dire che questa volta la colpa sia da amputare al disfattismo diffuso o alla gretta dietrologia di un gruppo di disillusi: sul web ci sono video e registrazioni pronti a dimostrare come l’Expo in Italia, come molti altri progetti, sia catalizzatore di speculazioni.

Le due facce di Expo 2015

Sette arresti, appalti sospetti e ritardi difficilmente recuperabili. Questo il biglietto da visita di Expo 2015 Milano. Le fotografie dell’area destinata a Rho fanno rabbrividire: 4350 metri quadrati che dovrebbero essere pronti e perfettamente funzionanti per il maggio 2015, la cui pianificazione è cominciata nell’anno 2008, ad oggi sono ancora una landa desolata, popolata da macchine escavatrici e operatori fantasmi.

Che dire a proposito? Dobbiamo prepararci all’ennesima figuraccia mondiale?

Eppure il materiale pubblicato dall’organizzazione offre un quadro totalmente diverso.

Il documento strategico ufficiale emanato dal commissariato generale di EXPO 2015, si apre con un capitolo che manifesta i valori e le priorità dell’evento: umanesimo per un nuovo sviluppo, un modello di governance partecipata e condivisa, un progresso capace di coniugare tradizione e innovazione.

Lo stesso documento esplica i nuclei tematici di Food Security, Food Safety, Sostenibilità, Cibo Pace e Cultura. Valori e temi nettamente in contrasto con le notizie diffuse negli ultimi giorni. Dunque, qual è la vera faccia dell’Expo? Naturalmente questo interrogativo esula dall’eterno conflitto esposto dalle critiche: l’Expo è un evento prima di tutto promozionale/commerciale e, solo in seguito, eticamente volto a promuovere la sostenibilità e la sicurezza alimentare. Questa è la principale polemica dell’opinione pubblica che, tuttavia, possiamo dire, è decisamente mitigata, dato che la natura promozionale del progetto è dichiarata  e conosciuta da tutti gli attori coinvolti.

La domanda si spinge oltre: sappiamo che in vista dei numerosi progetti appaltati, sono emersi diversi scandali, casistiche da imputare a persone ed enti giuridici individuali che agiscono secondo i propri interessi. Non saranno né i primi né gli ultimi nella case history dei grandi eventi internazionali.

È bene però riflettere sul fatto che la fiera internazionale Expo nasce con un’idea di esposizione universale le cui radici affondano in più di 150 anni fa. La prima si tenne a Londra nel 1851, vide la partecipazione di 28 nazioni e oltre sei milioni di visitatori. Nel corso della sua storia, Expo ha toccato diverse città, da Vienna a Barcellona, passando per Amsterdam, Hannover, Shanghai, Philadephia e Chicago, solo per citarne alcune. Con questi presupposti nacque nel 1928 l’Ufficio Internazionale delle Esposizioni (Bureau International des Expositions – BIE) che delineò diritti e doveri di organizzatori ed espositori. Il 31 marzo 2008 questo stesso ufficio ha scelto l’Italia e Milano come città Expo 2015 tra tutti i candidati.

I sistemi del mercato del cibo, gli sprechi e i comportamenti eticamente scorretti, l’agricoltura sostenibile, l’educazione alimentare, la biodiversità: ci sono esperti, studiosi e ricercatori che dedicano le loro competenze allo sviluppo di questi argomenti di vitale attualità, stendendo progetti realmente ispirati.

Com’è vero che ci sono gli speculatori, nella realtà esistono anche figure coinvolte e appassionate, che il pubblico deve scegliere di valorizzare, a discapito dei favoritismi e dei sotterfugi.

Mirella Prandelli

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