Lina Sastri: l’arte in cucina – Lina Satri ci racconta il connubio tra arte e ristorazione, parlandoci anche del ristorante di famiglia.

Lina Sastri: l'arte in cucina - Cucina Semplicemente

Lina Sastri: l’arte in cucina – Cucina Semplicemente – Fotografia di Carlo Bellincampi

Una voce calda, ma pacata; accogliente ma discreta; profonda, ma scarna. Una di quelle voci che non si può fare a meno di notare, dal timbro carismatico, dal colore intenso, dal carattere fermo. Una prosodia familiare, che affascina chi ascolta, ma, allo stesso tempo, fa sentire a proprio agio.

Queste le sensazioni che affiorano al telefono, durante la piacevole conversazione con Lina Sastri, una delle più grandi personalità artistiche italiane. Tre David di Donatello, un Nastro d’Argento, diversi album registrati, spettacoli a teatro e numerosi successi d’autore, tra cui la partecipazione ai film di Tornatore e Woody Allen: un’artista eclettica e sofisticata, che tuttavia non dimentica le proprie radici, che anzi, ne valorizzano l’indole risoluta.

Lina Sastri non vive più a Napoli per i numerosi impegni artistici, ma ci torna spesso e si ferma a mangiare alla Casa di Ninetta, il ristorante di famiglia gestito dal fratello Carmine, conosciuto per l’atmosfera genuina e raffinata allo stesso tempo. Un’attrice magnetica che dà significato e forma ai sapori della cucina di famiglia.

Si trova in una traversa del lungomare tra via Partenope e via Caracciolo e non poteva che nascere a Napoli, palco e cucina a cielo aperto: i teatri che danno sulla strada, le finestre che emanano gli aromi di una volta, della cucina casereccia, la musica del corpo e delle parole e il mare, che bagna una delle coste più suggestive del mondo.

L’abbiamo chiamato la Casa di Ninetta da mia madre, una donna semplice e straordinaria che amava molto cucinare,” racconta Lina, disposta al ricordo e alla condivisione delle sue immagini personali.

Lina Sastri: l'arte in cucina - Cucina Semplicemente

Lina Sastri: l’arte in cucina – Cucina Semplicemente – Fotografia di Roberto Rocchi

CS- Un ambiente molto tradizionale, autentico, che ricorda l’atmosfera di casa. Da cosa nasce questa urgenza?
LS- Sì, volevamo proprio ricreare un’aria nostrana e familiare ma, nel contempo, piacevole ed elegante. Nostra madre era un’ottima cuoca… Il nome del ristorante deriva da un libro che scrissi qualche tempo dopo la sua morte, causata dall’Alzheimer. Un lavoro di ispirazione autobiografica in cui ho raccolto le fotografie e i ricordi di Ninetta, nostra madre. Un libro che si è raccontato anche sotto forma di monologo teatrale, interpretato da Lina Sastri, diretta da Emanuela Giordano. Forse è proprio questa combinazione magica che rende il posto tanto speciale: le ricette e i sapori della tradizione interpretati dal fratello Carmine, nella cornice poliedrica di un’individualità artistica piena ed ammaliante come quella di Lina.

CS- Parleremo della cucina con suo fratello Carmine, ma per quanto riguarda l’atmosfera della Casa di Ninetta, cosa ci può raccontare?
LS- Napoli è una città complessa, che però regala un’energia contagiosa e creativa unica al mondo. Il ristorante è divenuto un vero e proprio luogo d’incontro e di dialogo, soprattutto per personalità brillanti: ai tavoli conversano scenografi, attori, musicisti, drammaturghi e figure che amano i sapori del passato e gli ambienti rustici, ma raffinati. Ci fa piacere riproporre i profumi e le fotografie dell’infanzia ad un pubblico che viene non solo per mangiare bene, ma anche per respirare momenti calorosi e confortevoli.

Ecco cosa succede quando il binomio cucina-arte, indivisibile per antonomasia, nasce da un’urgenza affettiva, da un legame familiare, animato da forze inestinguibili come il ricordo e la cultura: l’arte si fa persona e si lascia riconoscere nell’umanità della propria espressione. Quando il genio dell’arte si manifesta fuori dai musei e rilascia bellezza dalle mani, dagli sguardi, dai colori.

 

Mirella Prandelli

 

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