Scopriamo uno (o meglio due) dei tanti vini oltrepadani!

Un paio di settimane fa, in occasione di una delle tappe di #saporeinlombardia, sono stata nell’Oltrepò Pavese, storica terra di vini, sì, ma che vini? Su due piedi ancora ora non saprei rispondere, ho necessità di fare chiarezza perché le realtà vitivinicole e i vini prodotti in questa bellissima terra (ma bella davvero!) sono moltissimi, forse troppi.

Oltrepò Pavese: Buttafuoco e Buttafuoco Storico

Quarantotto ore di soggiorno nell’Oltrepò Pavese non possono certo bastare per conoscere questo pezzo, a me poco noto, di Lombardia, ma che dire, sono state sufficienti per restarne molto colpita e per capire che altre spedizioni dovranno essere messe in agenda (e confesso che ci sono già tornata).

Buttafuoco e Buttafuoco Storico

La mia necessità, in questo momento, è di schematizzare. Quindi, in questa occasione, niente “divagazioni” su splendidi paesaggi e cantine – lo farò certo in un secondo momento – vorrei affrontare invece una delle tante tipologie di vino della zona, il Buttafuoco Doc, per poi riuscire a comprendere quella fettina di produzione rappresentata dal Club del Buttafuoco Storico.

Il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese è un vino Doc che si ottiene tradizionalmente dalla vinificazione congiunta o disgiunta dei vitigni Croatina (dal 25 al 65%), Barbera (dal 25 al 65%) e dalle varietà autoctone Uva Rara e Ughetta di Canneto (fino ad un massimo del 45%) anche se non è necessariamente tassativo l’utilizzo di tutte e quattro le tipologie.

Le uve possono essere coltivate in una ristretta area collinare dell’Oltrepò Pavese orientale, corrispondente al territorio di sette comuni: Canneto Pavese, Castana, Montescano, Cigognola, Pietra de Giorgi, Broni e Stradella. Il Buttafuoco Doc può essere prodotto nelle versioni: fermo (anche a lungo invecchiamento), vivace e frizzante.

È un vino dal colore rosso intenso, ideale per essere abbinato ai salumi locali così come a piatti importanti a base di carne.

Oltrepò Pavese: Buttafuoco e Buttafuoco Storico

Il Club del Buttafuoco Storico

Detto questo, in occasione della mia visita in Oltrepò sono stata ospite del Club del Buttafuoco Storico, un’associazione sovra disciplinare che nel 1966 ha registrato uno statuto che vincola i soci, attualmente tredici, a produrre secondo un rigido regolamento interno con la finalità di ottenere maggiore qualità. Qualità che in pratica vuol dire produrre Buttafuoco fermi (e non frizzanti), risultanti da affinamenti esclusivamente in legno e soprattutto adatti ad un lungo invecchiamento (si parla anche di 15 anni).

L’aggiunta dell’aggettivo “storico” non vuole esprimere la volontà di recuperare o ritornare ad vino fatto in altri tempi, ma vuole sottolineare e valorizzare la provenienza delle uve, coltivate nelle vigne dove storicamente si è sempre fatto questo vino. La zona del Buttafuoco Storico è stata suddivisa in tre zone, secondo le caratteristiche dei suoli: da nord a sud, la zona delle Ghiaie, quella delle Arenarie e quella delle Argille. Ciascuna zona regala frutti, e di conseguenza vini, caratterizzati rispettivamente da ricchezza e longevità, alcolicità e tannicità, corpo e alcolicità.

Il Buttafuoco Storico si ottiene dalla fermentazione con macerazione congiunta delle uve utilizzabili nella Doc ma con percentuali più rigide. L’uvaggio è composto dal 50 % da uve Croatina che apporta la struttura polifenolica, il colore e i sentori di frutta rossa dal 25% di uve Barbera che forma con la sua acidità la spina dorsale del vino e permette una maggiore estrazione dalle vinacce della Croatina e infine per la restante parte da Ughetta di Canneto e Uva Rara che arricchiscono questo vino di note di eleganza e di piacevole austerità.

Vinificazione di un unico vigneto…

Questi Buttafuoco inoltre devono essere frutto di vinificazione di un unico vigneto ed è per questo motivo che in etichetta, come si vede in fotografia, sotto la denominazione Buttafuoco viene riportata la dicitura del vigneto, in questo caso Vigna Casa del Corno, uno dei cru più rinomati.

Il Marchio

Le bottiglie di Buttafuoco Storico sono riconoscibili grazie a un marchio che è composto da un ovale sostenuto dalla scritta Buttafuoco e dal quale si dipartono due nastri rossi rappresentativi dei due torrenti, il Versa e lo Scuropasso, che delimitano la zona storica di produzione; all’interno la sagoma di un veliero sospinto da vele infuocate a ricordare che nella seconda metà del 1800, la Marina Imperiale austro-ungarica varò una nave dal nome “Buttafuoco”.

La leggenda vuole che il nome sia il ricordo di una battaglia perduta da una compagnia di marinai imperiali, comandati a operazioni di traghettamento sul fiume Po nei pressi di Stradella e successivamente impiegati su queste nostre colline nella guerra contro i franco-piemontesi. Un vino del luogo chiamato Buttafuoco ebbe più successo del fuoco della battaglia nell’attirare a sé i baldi marinai, i quali, dentro una grande cantina, fecero strage di botti e bottiglie.

Che possa essere il Buttafuoco il rosso da invecchiamento dell’Oltrepò Pavese? Essendo io alla ricerca di chiarezza, vorrei rispondere sì.

Arianna Vianelli
Terra Uomo Cielo
Una franciacortina in cucina

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