Continuano ad aumentare gli italiani che decidono di seguire una dieta vegetariana. Secondo Eurispes, attualmente 4,2 milioni della popolazione italiana hanno scelto definitivamente una dieta senza carne animale: si tratta del 7,1% della popolazione, in aumento dello 0,6 % rispetto all’anno 2013. Di questi, il 6,5 % di persone si definisce vegetariano, e dunque non esclude dalla propria dieta i prodotti derivati dagli animali, come latte e uova. Il restante 0,6% è caratterizzato dai vegani, la cui alimentazione è basata esclusivamente su frutta, verdura, legumi e cereali.

Vegetarianismo i visionari del passato

Ad oggi questa distinzione risulta un po’ troppo vaga, poiché il vegetarianismo si coniuga in diverse forme:

  • il latto-ovo-vegetarianismo, quello tradizionalmente diffuso in Occidente, esclude solo i prodotti che derivano dall’uccisione degli animali e quindi carne pesce, molluschi e crostacei, consumando nel contempo i prodotti derivati dagli animali come latticini, uova o miele;
  • il latto-vegetarianismo, oltre ad eliminare carne e pesce, esclude anche le uova;
  • l’ovo-vegetariansmo, che non si alimenta di carne, pesce, latte e derivati;
  • il veganismo dietetico, che sceglie di alimentarsi solo di prodotti di origine completamente vegetale;
  • il crudismo vegano, che ammette solo cibi vegetali non sottoposti a trattamenti termici oltre i 40° C; (da distinguersi dal crudismo non vegano);
  • il fruttarismo, pratica alimentare a base di frutta, che contempla anche gli ortaggi a frutto.

Com’è risaputo, tali scelte originano da diverse motivazioni: ambientali, etiche o salutari.
Tuttavia, vi sono punti di vista oltremodo curiosi, radicati nella storia e nella filosofia dell’uomo.
Un esempio di questo pensiero è il noto Duca di Salaparuta.

Il termine “vegetarianismo” nasce solo nel XIX secolo: la parola appare in Inghilterra nel 1874 e in Francia nel 1875. In Italia, uno dei primi libri di ricette vegetariane risale agli inizi del Novecento. Si tratta di Cucina vegetariana e naturismo crudo, scritto dal Duca di Salaparuta Enrico Alliata.

Fu un gentiluomo ed intellettuale di fama internazionale che, oltre ad essere un seguace della teosofia culinaria, sosteneva che l’uomo moderno avesse tradito la sua vera origine eminentemente frugivora. Questo pensiero è strettamente collegato ad un’idea di armonia tra l’uomo e la Natura, intesa come forza materna: mentre la Terra prodiga all’uomo tutto il necessario per nutrirsi, egli abusa degli animali attraverso la sua libertà d’azione, dimenticando che “lo scopo evolutivo della vita attraverso le forme sensibili, non ammette distruzioni di queste per opera che non sia della Natura stessa per le sue grandi leggi della manifestazione” (Duca di Salaparuta, dal libro Cucina vegetariana e naturismo crudo)

Chiaramente sarebbe superficiale relegare questa visione del mondo in qualche paragrafo striminzito. C’è di curioso che, quella che oggi si configura come una scelta di etica nei confronti del nostro pianeta, in passato era sostenuta dai grandi pensatori come la vera natura dell’uomo. A quei tempi erano considerati visionari, ma allo sguardo contemporaneo appaiono veri e propri precursori di un pensiero odierno.

Mirella Prandelli

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