Siamo ciò che mangiamo…

Il cibo con cui ci alimentiamo non solo serve a nutrire il nostro organismo, ma funziona come un vero e proprio carburante che alimenta tutte le funzioni del nostro corpo: il movimento, gli impulsi celebrali, i processi interni e molto altro.

I veleni bianchi: sale, zucchero, farina e latte

Quando si dice “siamo ciò che mangiamo” lo si intende per davvero. Basta pensare che tutto quanto non viene espulso dal corpo, è trattenuto o assimilato. Fino a che punto un alimento può nuocere alla salute? Nel 1957 il dottor William Coda Martin rispose a questa domanda, dando una definizione al termine veleno: qualsiasi sostanza che inibisce l’attività di un catalizzatore, che sia una sostanza secondaria, chimica o un enzima che attiva la reazione. Secondo il dizionario, trattasi di una sostanza che può compromettere la funzionalità di un organismo vivente.

La medicina moderna associa dunque a questa categoria alcuni alimenti molto diffusi nella nostra dieta quotidiana. Si tratta dei famosi quattro veleni bianchi: sale, zucchero, farina bianca e latte vaccino. Pare proprio infatti che si tratti di sostanze il cui consumo provochi effetti compromettenti sull’organismo.

Sale

Il sale che troviamo in vendita nella maggior parte dei supermercati subisce delle lavorazioni significative: composto da cloruro di sodio al 98-99%, viene lavato e addizionato con sostanze essiccanti molto dannose, quali carbonato di magnesio e calcio, fosfato di calcio, silicato idrato di calcio, ioduro di potassio e destrosio, per sopperire alla deficienza dello iodio asportato con il lavaggio.

Si stima che un adulto medio necessiti di 1 kg di sale all’anno. Nel mondo occidentale ne consumiamo 10 nello stesso arco di tempo. In altre parole, tutto il sale di cui avremmo bisogno si trova negli alimenti allo stato naturale. Può essere sostituito dal gommasio o da preparati a base di erbe, come salvia, origano, prezzemolo, basilico, erba cipollina o rosmarino.

Zucchero

Lo zucchero raffinato fornisce solo calorie vuote o nude, come si dice in gergo nutrizionale: manca dei minerali naturali presenti nella barbabietola e prosciuga dal corpo preziose vitamine e minerali. Assunto tutti i giorni produce una condizione di iperacidità, che viene riequilibrata dall’organismo richiedendo elevati livelli di minerali e calcio. L’eccesso di zucchero nuoce a tutti gli organi del corpo umano: il fegato immagazzina lo zucchero sottoforma di glucosio e si gonfia per poterlo contenere.

Poiché la sua capacità è limitata, il glicogeno in eccesso si immette nel sangue sotto forma di acidi grassi, trasportati a tutto l’organismo e immagazzinati prima nelle aree meno attive (cosce, ventre natiche e petto) e in seguito in quelle più attive (cuore e reni). Lo zucchero dunque aumenta l’acidità del sangue, impoverisce il corpo di sali minerali, intossica il fegato, produce acidi grassi e sonnolenza. Senza contare i processi di lavorazione a cui è sottoposto. Può essere sostituito da miele, agave, malto, fruttosio e sciroppo d’acero.

Farina

La farina è il prodotto ottenuto dalla macinazione di cereali o altri prodotti. Ne esistono di varietà innumerevoli, come le farine di mais, orzo, farro, riso, avena, segale, kamut, legumi, ceci, castagne e tuberi. Tra queste, le farine derivate a basse estrazioni provengono principalmente dalla parte centrale del chicco e sono caratterizzate per la loro purezza e il candore: si tratta delle note farine tipo 00. Inoltre, per esaltarne la luminosità e la bianchezza, in molti casi viene aggiunto l’Alloxan, un prodotto chimico che può danneggiare la cellula beta del pancreas.

Latte

Ultimo dei quattro veleni, il latte. L’uomo è l’unico animale che si nutre di latte anche dopo lo svezzamento. Se il latte materno è essenziale per la crescita di un bambino, il latte vaccino subisce dei processi di cottura che, oltre a distruggere gli organismi nocivi, elimina anche molte vitamine. Inoltre, gran parte della popolazione mondiale perde la lattasi, l’enzima che serve a scomporre il latte, all’età di circa tre anni, sviluppando forme di intolleranza al lattosio. Il lattosio non digerito si trasforma dunque in acido lattico, un sottoprodotto acidificante.

Mirella Prandelli

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